Santa Rosalia, antenata del principe di Sansevero e protettrice dei disoccupati
Set 04, 2015 - Germana Squillace
È la patrona di Palermo dal 1666, ma ciononostante vi è anche a Napoli una statua realizzata in suo onore. Santa Rosalia, figlia di Ruggero Sinibaldi nata nel XII secolo, apparteneva alla famiglia dei conti dei Marsi e di Sangro. Fu per questo che il principe di Sansevero decise di far costruire all’interno della propria Cappella Sansevero un’opera che rendesse omaggio alla sua antenata più illustre. Nella terza cappelletta a sinistra, che separa la “Soavità del giogo coniugale” dalla “Pudicizia”, è situata la statua di Santa Rosalia. Elogiata anche da Antonio Canova per la morbidezza dei lineamenti, fu realizzata da Francesco Queirolo nel 1756. La donna, con la testa leggermente inclinata verso destra, è rappresentata nell’atto di pregare mentre è inginocchiata su un cuscino. Il capo è cinto da una corona di rose in onore del suo nome e a completare il monumento funebre vi sono una lapide commemorativa, in marmo rosso, e due angioletti.
Santa Rosalia fu una vergine eremita che visse a Palermo durante il Regno di Sicilia di Guglielmo I detto il Malo. Figlia di un nobile feudatario visse in un periodo particolarmente positivo in cui in Sicilia, dopo la cacciata degli Arabi, era stata ristabilita dai Normanni la pace e la fede. Influenzata da questo clima di fervore religioso, la giovane decise di distaccarsi da quelli che erano i suoi beni terreni e di allontanarsi dalla sua famiglia esiliandosi, per circa dodici anni, in una grotta situata nei pressi di Bivona. A confermare questa tesi è stata trovata, nel 1624, sulla parete d’ingresso della grotta questa scritta: “Ego Rosalia Sinibaldi Quisquine et Rosarum Domini filia amore d.ni mei jesu cristi in hoc antro habitari decrevi” ossia “Io Rosalia di Sinibaldo, figlia del Signore della Quisquina e del Monte delle Rose, per amore del mio Signore Gesù Cristo, ho deciso di abitare in questa grotta”. Successivamente la donna tornò a Palermo prima di rifugiarsi nuovamente presso un’altra grotta situata accanto ad un antico altare, prima pagano e poi dedicato alla Madonna, sul monte Pellegrino. Qui fu trovata morta dai suoi fedeli il 4 settembre del 1160, anche se alcune ricerche affermano che la morte sia avvenuta dieci anni dopo.
Perché Rosalia fu nominata santa? Nel 1624 la peste si diffuse a Palermo provocando centinaia di vittime. Una notte lo spirito della giovane apparve in sogno a una malata. Successivamente apparve anche a un certo Vincenzo Bonelli, un saponaro che dopo aver perso la moglie a causa dell’epidemia era salito sul monte Pellegrino per gettarsi dal precipizio. La futura santa chiese all’uomo di recuperare le proprie reliquie e di portarle in processione in tutta Palermo. Così fece e da quel momento la peste abbandonò la città. Rosalia fu inclusa, nel 1630 da papa Urbano VIII, nel Martirologio romano. Da allora questa processione detta “u fistinu” si ripete nel capoluogo siciliano ogni anno tra il 14 e il 15 luglio. Il 4 settembre invece avviene la tradizionale “acchianata”, cioè salita, dei fedeli sul monte Pellegrino dove sorge il santuario in onore di “Santuzza” com’è chiamata Rosalia dai palermitani.
Fonti: Pietro Sanfilippo, “Vita di santa Rosalia”, Palermo, Francesco Lao, 1840
Marina Picone, “La cappella Sansevero”, Napoli, Azienda Autonoma di soggiorno, cura e turisimo, 1959
Paolo Collura, “Santa Rosalia nella storia e nell‘arte”, Palermo, Santuario del Montepellegrino, 1977
Sito santuario di Santa Rosalia