I detti della lingua napoletana, specialmente quando devono essere dei modi “delicati” di schernire qualcuno, si basano, spesso, su metafore e allegorie: un modo come un altro per nascondere quella che potrebbe essere una grave offesa con qualcosa di divertente che non può far rimanere male nessuno. Fra questi “sfottò diplomatici” c’è il famosissimo detto “Pure ‘e pullece tenene ‘a tosse”, che tradotto significa “Anche le pulci tossiscono” o, in maniera più coerente col significato reale, “Anche le pulci si sentono tossire”.
L’offesa in questione varia di “gravità” a seconda della persona a cui è rivolta. Generalmente viene rivolta a bambini o ragazzini che non resistono ad intervenire e dire la loro in discorsi fra adulti o che, comunque, non siano di loro competenza. Le pulci sono talmente piccole che nessuno potrebbe sentire la loro voce, così le parole dei più giovani, tanto inesperti della vita e delle discussioni, suonerebbero fuori luogo come l’improvviso colpo di tosse di una pulce.
Nei confronti dei più piccoli, quindi, è un modo educato e scherzoso di dire “lascia parlare i grandi”, ma la cosa è ben diversa se riferita ad un adulto. Paragonare le idee di un uomo adulto alla tosse di una pulce equivale a dirgli che non vale niente o che, su quell’argomento, è talmente inesperto ed incapace da non poter parlare. Insomma in questi casi da sfottò diventa una vera e propria offesa, detta con disprezzo e superiorità. Vero è, però, che tutti, stando al detto, siamo pulci per qualcuno: ci sarà sempre qualcuno più preparato, più esperto o semplicemente più maturo. Quindi, in ogni caso, prima di tossire dovremmo tutti pensare bene a quello che si dice ed a chi ci rivolgiamo per non rischiare di essere paragonati a pulci rumorose.