Domani, sabato 20 febbraio, medici in piazza a Napoli, per la “Vertenza Salute Sud“. La manifestazione napoletana sarà solo il primo appuntamento, in attesa del grande sciopero generale indetto il 17 e il 18 marzo.
La protesta parte da Napoli, ma perché? la spiegazione è data all’Ansa da Costantino Troise, segretario del Sindacato della dirigenza medica:”Saremo a Napoli perché il Sud è luogo esemplare dello stato di decadenza della sanità pubblica che denunciamo” e ancora: “la scelta di manifestare nel Meridione è emblematica, perché è quello che potrebbe diventare il resto del Paese se non si arresta la decadenza della sanità pubblica. Riassume in sé tutti i principali elementi di criticità: carenza personale, turni di lavoro massacranti, liste d’attesa lunghissime e indicatori di salute negativi“.
La questione al centro della protesta è quindi un radicale rilancio della sanità pubblica, come spiega il manifesto della #buonasanità, realizzato dal sindacato della dirigenza medica (Anaao Assomed). Punto principale denunciato nel manifesto è che “il Governo nazionale non ha ancora ritenuto di avviare un confronto con i professionisti per il rilancio della sanità pubblica e la valorizzazione del lavoro di chi quotidianamente garantisce la tutela della salute a milioni di cittadini“. Questa affermazione è riferita al fatto che il confronto sul Decreto dell’appropriatezza, avente come oggetto le condizioni di erogabilità e le indicazioni di appropriatezza prescrittiva delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale erogabili nell’ambito del Servizio sanitario nazionale, abbia visto come attori solo il Ministero della Salute e la Conferenza Stato-Regioni.
E ancora nel manifesto si legge, in riferimento a quanto contenuto nel Decreto del Ministero:”E’ tempo che la politica decida se è ancora un diritto costituzionale la tutela della salute dei cittadini. Ai quali, destinatari del nostro lavoro quotidiano, denunciamo il pericolo che sia vanificato il dettato costituzionale, lasciando le persone più fragili e indifese a subire le malattie come eventi catastrofici“.
Per il Sindacato della dirigenza medica, insomma, è tempo di ripensare da zero ad un’organizzazione della complessa macchina sanitaria pubblica, dove finalmente il merito e le competenze reali dei professionisti vadino a costituire il giusto equilibrio tra qualità e prezzo del servizio, al fronte di uno spreco economico, degli ultimi anni, ed un pessimo servizio fornito ai cittadini. Investire e riorganizzare la formazione dei professionisti sanitari, per evitare di continuare a generare giovani disoccupati.