Da “Io pago” a “Signori si nasce”: le 10 frasi più celebri e divertenti di Totò
Apr 15, 2016 - Germana Squillace
L’abbiamo visto interpretare i panni di Pinocchio, di d’Artagnan, di uno sceicco, di un maresciallo, di un reduce di guerra e di un egiziano. Eppure dopo tanti anni, anche oggi, nel giorno della sua scomparsa preferiamo ricordarlo semplicemente come il principe Antonio de Curtis, consapevoli che Totò sia stato il suo miglior personaggio. Sono numerosi i film che grazie alla sua interpretazione sono entrati nella storia, da “ Lo smemorato di Collegno” a “Totò Peppino e a malafemmena”, da “Un turco napoletano” a “Operazione San Gennaro”, senza dimenticare capolavori del calibro di “Uccellacci e uccellini” diretto da Pier Paolo Pasolini. Ma forse ancora più dei film, sono le frasi, le battute, pronunciate dallo stesso Totò, a essere entrate oramai nell’uso corrente dei napoletani e non. Ecco solo alcune delle espressioni che forse, la maggior parte di noi, usa senza neanche sapere che furono pronunciate in primis dal celebre principe di Bisanzio.
“Ma mi faccia il piacere”. In “Totò a colori”, uno dei primi film italiani a colori, il celebre attore interpreta Antonio, un maestro di musica, che attende da anni di essere ricevuto da un editore milanese. Totò pronuncia questa frase in uno dei divertenti dialoghi con l’onorevole Trombetta.
“E io pago”. Frase simbolo del barone Antonio Peletti interpretato da un avaro Totò, in “47 morto che parla”, scontento del testamento lasciato dal padre.
“Signori si nasce e io lo nacqui, modestamente” . Altra battuta storica pronunciata dal barone squattrinato Ottone Spinelli degli Ulivi, chiamato Zazà, che in “Signori si nasce” darà vita a una serie di equivoci con protagonisti il fratello Pio e Patrizia, soubrette teatrale, che sogna un spettacolo tutto suo.
“Elena di Troia… Troia… Troia: questo nome non mi è nuovo”. In “L’imperatore di Capri”, di Luigi Comencini, il cameriere Antonio per un errore viene scambiato per l’uomo più ricco del mondo. Ne approfitta così per vivere momenti spensierati lontano dalla sua famiglia fino a quando si scoprirà il malinteso.
“C’è chi può e chi non può: io può”. In uno dei suoi film più celebri, “Totò, Peppino e la… malafemmina”, il principe interpreta Antonio Caponi, campagnolo spendaccione, che insieme con il fratello parte per Milano alla ricerca del nipote fuggito perché innamorato di una ballerina.
“Lei è un cretino, s’informi!”. In “Totò, Peppino e le fanatiche” Antonio Vignanelli è esasperato dalle varie manie che contraddistinguono i propri familiari fino a quando non viene portato in manicomio poiché creduto pazzo.
“L’umanità io l’ho divisa in due categorie di persone, uomini e caporali”. Frase cult tratta dal film del 1955 diretto da Camillo Mastrocinque, “Siamo uomini o caporali?”. In questa pellicola riflessiva Totò interpreta una comparsa teatrale che sbaglia ad entrare in scena e viene portato da uno psichiatra al quale racconta tutte le sue vicissitudini.
“E che mi frega a me, che so’ Pasquale io!”. Studio Uno 1966, Totò e la spalla Mario Castellani divertono il pubblico di Rai Due con uno sketch, diventato storico, con protagonista questo improvvisato Pasquale.
“Alloggio, vitto, lavatura, imbiancatura e stiratura”. In “Un Turco napoletano”, riadattamento della farsa di Eduardo Scarpetta “Nu turco napulitano”, Totò è Felice Sciosciammocca, un galeotto che fuggito di prigione ruba l’identità a un turco, appunto.
“Vota Antonio, Vota Antonio, vota Antonio”. Lo slogan più famoso di tutti i tempi creato ad hoc da Antonio La Trippa nel film “Gli onorevoli”.