A meno di un mese dal crollo del ponte Morandi, la Procura ha iscritto venti persone nella lista degli indagati. Tra le persone indagate, come riporta Il Fatto Quotidiano, anche alcune che fanno parte del personale di Autostrade, del provveditorato, di Spea (Gruppo Atlantia) e della direzione vigilanza sulle concessionarie del ministero delle Infrastrutture. Inoltre, l’indagine è estesa anche a Società Autostrade (in base alla responsabilità degli enti per reati degli amministratori) e a Spea Engineering (che ha curato il retrofitting dei tiranti su due piloni, anche di quello crollato).
Per tutti, i capi d’accusa sono: omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro, disastro colposo e omicidio colposo stradale plurimo. Per il momento, però, si conoscono solo i numeri e non i nomi, visto che, come ha riferito il procuratore Francesco Cozzi: “verranno comunicati o conosciuti soltanto quando gli stessi interessati ne verranno a conoscenza”
“Ci sono 43 parti offese come vittime decedute – ha precisato il procuratore – e altre 16 come persone che hanno riportato lesioni. A breve chiederemo anche l’incidente probatorio. L’iscrizione viene fatta proprio contestualmente per la necessità di effettuare un atto garantito”. Il crollo del ponte Morandi provocò la morte di 41 persone , sei di queste erano napoletane.
L’individuazione degli indagati arriva a meno di una settimana dalla consegna, da parte della Guardia di Finanza, di un’altra lista di persone che in un qualche modo sono entrate in contatto con i documenti che attestano lo stato di salute del ponte, poi tragicamente crollato. Tra i nomi, ci sono i manager di Autostrade e Spea, del provveditorato per le opere pubbliche e alcuni responsabili della direzione generale del Ministero dei trasporti, tra cui tra cui l’attuale capo Vincenzo Cinelli e il predecessore Mauro Coletta.