La Storia di Cerere Ferdinandea: il pianeta nano “duosiciliano”
Nov 04, 2018 - Vincenzo Russo
Superficie del pianeta Cerere
Cerere è un pianeta nano appartenente alla “fascia degli asteroidi” (della quale rappresenta anche il corpo più grande) posizionata nel Sistema Solare fra il l’ultimo dei pianeti rocciosi, ovvero Marte, e il primo dei pianeti conosciuti come i “Giganti gassosi”, ossia il mastodontico Giove.
La storia della sua scoperta è strettamente connessa alle vicende del Regno delle Due Sicilie che nei primi decenni dell’Ottocento aveva una delle scuole di astronomia più all’avanguardia del globo. L’allora scoperta del pianeta (perché all’inizio la sua classificazione fu quella di un pianeta standard) fu opera del sacerdote astronomo-matematico di origine valtellinese Giuseppe Piazzi, che osservò la sua presenza nel 1801 dall’osservatorio Astronomico di Palermo, ma con tutta la prudenza del caso, classificò il nuovo corpo celeste come “cometa”. Solo successivamente, approfondendo i suoi movimenti, teorizzò la presenza di un pianeta in piena regola, che fu allora classificato come l’ottavo pianeta del sistema solare, catalogazione che ebbe valore per i primi 50 anni successivi alla sua scoperta.
Il sacerdote battezzò il pianeta Ceres Ferdinandea, Ceres, ovvero Cerere in onore della dea romana Cerere, protettrice del grano e della Sicilia, e Ferdinandea, per omaggiare Ferdinando III di Sicilia, anche noto come Ferdinando IV, ma soprattutto come Ferdinando primo delle due Sicilie grande mecenate degli studiosi di astronomia.
Negli anni successivi alla sua scoperta l’aggettivazione Ferdinandea è caduta in disuso presso la comunità internazionale. Una prima supervisione del pianeta nano in forma più dettagliata venne fatta nel 1995 dal telescopio spaziale Hubble, per essere poi “avvicinato” e documentato con foto ad alta risoluzione il 6 marzo 2015 dalla sonda spaziale Dawn. Ad oggi Cerere è considerato un protopianeta (pianeta in via di formazione) molto più piccolo della Luna, con un diametro che non supera i 900-1330 Km, e con una probabile presenza di acqua liquida al di sotto della sua superficie.
Giuseppe Piazzi (cui è stato dedicato un cratere di circa 134 km sulla Luna) fu Ordinario della cattedra di astronomia a Palermo e prestò la sua opera prima presso l’osservatorio Astronomico di Palermo per poi trasferirsi nel 1817 a Napoli per dirigere la costruzione dell’osservatorio di Capodimonte. Divenne in seguito Direttore Generale dell’Osservatorio di Napoli e Palermo.
La scoperta di Piazzi non fu un unicum nel contesto della scuola astronomica del Regno delle Due Sicilie, apprezzata da tutta la comunità internazionale, ma il frutto di un percorso intrapreso già nel 1753, allorquando sotto la supervisione di un giovanissimo Re Carlo di Borbone fu introdotta la cattedra di astronomia e nautica.