Oggi è la Giornata del Caffè Sospeso: storia dell’usanza napoletana più esportata
Dic 10, 2019 - Chiara Di Tommaso
Tazzine di Caffè - Foto di Di Bella Coffee
Regalare un caffè a chi non può permetterselo. Un’usanza tutta partenopea che nel corso degli anni si è diffusa nel resto d’Italia e nel mondo. Un gesto di solidarietà che costa molto poco, all’incirca un euro, ma che può rendere migliore la giornata di uno sconosciuto. Magari regalandogli un sorriso.
Per questo si è deciso di dedicare un giorno a questa pratica. Il 10 dicembre è così diventata la ‘Giornata del Caffè sospeso’. Un’idea lanciata nel 2011 dalla “Rete del caffè sospeso” insieme ad altre associazioni culturali con l’intento di promuovere nei bar e nelle caffetterie d’Italia questa usanza. Obiettivo è esportare nel resto del Paese una tradizione tutta napoletana:
“Riprendiamo l’antica pratica napoletana del “caffè sospeso”. Si usava nei bar di Napoli, quando una persona era particolarmente felice perché aveva qualcosa da festeggiare oppure perché aveva iniziato bene la giornata, beveva un caffè e ne pagava due, per chi sarebbe venuto dopo e non poteva pagarselo. Era un caffè offerto… all’umanità. Di tanto in tanto qualcuno si affacciava alla porta e chiedeva se c’era “un caffè sospeso”. E spesso riceveva in cambio anche un sorriso”.
Dal primo trimestre del 2012 anche l’organizzazione ‘Onlus 1 Caffè’ cerca di riproporre questa tradizione a scopo benefico e su base volontaria.
“All’inizio siamo stati ispirati dal caffè sospeso, e ci piace di l’idea di lasciare un “caffè pagato” a chi è meno fortunato di noi. Poi abbiamo notato come prendere un caffè sia una facile occasione di incontro, e che davanti a un caffè spesso nascano buone idee, amicizie, progetti. Infine, forse il motivo più importante: abbiamo scoperto che iniziare la giornata con una piccola buona azione ci dà tanta energia”.
Quella del caffè sospeso è una pratica che serve a consolidare legami e a portare allegria. Nel 2008, il compianto scrittore Luciano De Crescenzo decise di raccogliere ed elaborare una serie di articoli di giornali, riflessioni e aneddoti sul tema. “Il caffè sospeso. Saggezza quotidiana in piccoli sorsi”, è il titolo emblematico scelto.
LA STORIA – Una tradizione che non ha una storia ben precisa. Sono diverse infatti le versioni su come è nata questa usanza. Secondo lo scrittore Riccardo Pazzaglia, la tradizione avrebbe origine dalle dispute che sorgevano al momento di pagare il caffè tra gruppi, amici, o conoscenti, incontrati al bar. Nella confusione poteva succedere di dimenticare quanti caffè si erano pagati, pagandone qualcuno in più, in realtà non consumato. Secondo altri, la pratica è più recente e riguarda il dopoguerra. Il caffè, bene ritenuto pregiato, era per pochi. Così alcune persone più ricche pagavano anche per altri. Dall’Italia al resto del mondo, la pratica del ‘caffè sospeso’ piace a tutti. Come in Francia dove si è diffusa la ‘baguette in sospeso’.
GIORNATA MONDIALE – Difficile è anche la ricostruzione della storia che ha portato il caffè a Napoli. Bevanda apprezzata a partire dalla fine dell’Ottocento. Fu solo allora che la città si arricchì delle colorite grida di caffettieri ambulanti. Queste figure, ormai scomparse, percorrevano la città in lungo e in largo muniti di due recipienti, uno pieno di caffè e l’altro di latte, e di un cesto con tazze e zucchero. Da allora molto è cambiato con le macchinette sostituite ora dalle più moderne cialde. Ma il caffè resta una delle bevande più amate al mondo. E persino l’aeroporto di Capodichino nel 2019 per festeggiare un importante traguardo, quello dei 10 milioni di passeggeri, ha deciso di regalare ‘caffè sospeso’ per tutti.
“Siamo orgogliosi di annunciare che oggi abbiamo raggiunto l’importante traguardo dei 10 milioni di passeggeri! Siete nostri graditi ospiti per un buon caffè sospeso nel bar dell’aeroporto”. Questo l’annuncio, tradotto anche in inglese, diffuso nell’aeroporto.
E il 1 ottobre di ogni anno il caffè celebra la sua Giornata Mondiale. Perché sospeso o non, come diceva Edoardo:
“Io, per esempio, a tutto rinuncerei tranne a questa tazzina di caffè, presa tranquillamente qua, fuori al balcone, dopo quell’oretta di sonno che uno si è fatta dopo mangiato. E me la devo fare io stesso, con mani.”