Minori napoletani condannati per camorra: quasi la metà torna a delinquere da maggiorenne
Dic 12, 2019 - Redazione
Il carcere non è l’unico strumento punitivo per chi commette reati. Alcuni minori infatti vengono sottoposti alla messa alla prova dopo aver commesso reati ‘in odore di camorra’. Il dato allarmante è però quello che una volta diventati maggiorenni, quasi un napoletano su due torna a delinquere.
E’ quanto emerge dalla ricerca commissionata dalla Commissione Parlamentare Antimafia al ‘Centro di Ricerca Res Incorrupta’ dell’Università Suor Orsola Benincasa. Ben il 41,6% dei maggiorenni napoletani dopo esser stato messo in priva da minore, trona a commettere un reato. Cioè su 423 persone destinatarie del provvedimento di estinzione del processo per messa alla prova, 176 si sono resi protagonisti da maggiorenni di altri reati, come si evince dal registro dei carichi pendenti. Una recidiva doppia rispetto alla media ‘nazionale’ del 22%. A influire negativamente, secondo la ricerca condotta anche dalla criminologa Simona Melorio, è la presenza del sistema camorristico.
I DATI – Per reati ‘in odore di camorra’ si intendono quei reati che lasciano immaginare un rapporto tra i minori e le organizzazioni criminali di stampo mafioso come spaccio di droga, utilizzo di armi da fuoco, rapine, omicidi, estorsioni). In Italia dal 1992 al 2016 c’è stata una crescita costante dei provvedimenti di messa alla prova adottati dai Tribunali italiani: da 778 nel 1992 a 3757 nel 2016 (dati DGM) con un’applicazione del provvedimento che sfiora oggi il 18% dei minorenni denunciati per i quali è iniziata l’azione penale, a fronte di un iniziale 2,9 % del 1992.
Dopo Milano (276), Genova (274), Firenze (264) è il Tribunale per i minorenni di Napoli (227) la sede processuale in cui sono stati emessi più provvedimenti di messa alla prova nel 2016. Confermando la costante applicazione della misura da parte di questo Tribunale che si è collocato al primo posto nel 2012 e nel 2013, al quinto nel 2014 e al secondo nel 2015.
Fin dal 2003 i provvedimenti di messa alla prova hanno fatto registrare in tutta Italia esiti fortemente positivi, andando a determinare mediamente l’estinzione del processo nell’80% dei casi. Nel 2016 in Italia la messa alla prova ha avuto esito positivo nell’80,9% dei casi ed anche a Napoli nell’80% dei casi la messa alla prova ha portato all’estinzione del processo.
Queste le parole di Isaia Sales, docente di Storia delle Mafie e coordinatore scientifico del ‘Centro di Ricerca Res Incorrupta’ dell’Università Suor Orsola Benincasa:
“A 30 anni dall’introduzione in Italia all’interno del processo minorile dell’istituto della messa alla prova possiamo dire che si tratta di uno strumento ‘rieducativo’ abbastanza efficace ma non del tutto sufficiente a favorire il pieno reinserimento sociale dei minori. Soprattutto in aree come quella del napoletano ad altissima densità di presenza di organizzazioni di stampo mafioso nelle quali spesso ‘l’arruolamento’ diventa un percorso dal quale difficilmente si riesce a tornare indietro”.