Siamo giunti alla tanto discussa data di riapertura dei ristoranti in Campania. Inizialmente prevista per lo scorso lunedì e poi spostata ad oggi, quest’ultima continua a suscitare preoccupazioni per i ristoratori napoletani. Nel Centro Storico, infatti, tre ristoranti su dieci non riapriranno. A renderlo noto è IlMattino.
Secondo le stime delle associazioni di categorie, saranno in tanti a non alzare le saracinesche. Non lo avrebbero fatto lunedì e non lo faranno nemmeno oggi. Non c’è spazio a sufficienza e non ci sono turisti che per queste trattorie valevano almeno il 70% del fatturato.
Rosario Coppa, titolare dell’Antica trattoria Capri, nei Quartieri Spagnoli, ha dichiarato: “Io mi prendo un’altra settimana. Probabilmente aprirò venerdì 29 maggio. Abbiamo bisogno di tempo per capire come organizzarci. Ho un locale piccolo, ho sempre scelto di tenere i prezzi bassi e la qualità molto alta, con prodotti tipici e locali. Per fare questo non mi sono mai ingrandito. Avevo dieci tavoli per 35 coperti, e mi bastavano. Ora dovrei scendere a cinque tavoli e non arriverei nemmeno a 17 coperti.”
Sulla stessa scia Rino Artigiano, gestore della Locanda ‘Ntretella: “Io ho già deciso che non riapro. Non posso proprio mantenere la distanza tra i tavoli. Ho un locale caldo, piccolo, caratteristico, amato proprio per questo. Posso mettere un paio di tavoli fuori ma il vicolo è stretto di suo.” Poco distante dalla locanda sorge una sua pizzeria, sempre col marchio ‘Ntretella ma di più ampie dimensioni. In merito, ha rivelato: “Oggi mi torna utile. Chiudo la locanda e porto tutto qua, facendo sia ristorante che pizzeria. Ma non mi aspetto grandi numeri. Dobbiamo puntare solo sui napoletani, ma avranno la forza economica di mangiare fuori?”
La riapertura dei ristoranti in Campania, e soprattutto nel centro storico napoletano, dunque, soffre della mancata affluenza dei turisti, vero volano del comparto ristorativo. Ora, con l’avvento dell’emergenza sanitaria, nonostante il via libera ci sono troppi locali per poco mercato.
Peppe Di Criscio, proprietario di una trattoria in Via Benedetto Croce, ha lamentato proprio tale problematica: “Nel giro di cento metri dal mio ristorante conto almeno altri quindici locali. Finchè ci stava il fiume di gente a tutte le ore, si faceva un poco ciascuno. Ma adesso i vicoli sono deserti, nemmeno i napoletani li affollano. E noi dobbiamo dimezzare i tavoli. Come si sopravvive così? Meglio chiusi, almeno si riducono i costi e aspettiamo tempi migliori.”
Diversamente la pensa Rosario, della Trattoria Capri, che ha detto: “Con i turisti in giro riuscivo a fare anche quattro turni pieni al giorno. Da ora, se ne farò uno è assai. Ma dobbiamo lavorare. Stare due mesi a casa è stata una sofferenza troppo grande.”
Altro problema si lega al personale. Piccole trattorie lavorano al massimo con cinque o sei dipendenti. Adesso chi rimane chiuso li lascia tutti a casa, chi riapre ne riprende a malapena la metà. E poi c’è la filiera: la crisi incombe, innescando un circolo virtuoso, anche sui negozianti che riforniscono tali ristoranti.
Ancora Rosario, ha detto: “Io mi auguro che ci sia comprensione da parte di tutti. Sento molta esasperazione in giro. Se cominciano ad arrivare gli agenti per misurare distanze e fare multe penso che qualche ristoratore già in crisi possa avere una crisi di nervi. La tensione è alta, cerchiamo di gestire la situazione con equilibrio.
La proposta all’indirizzo del Comune è già pronta: la riapertura dei ristoranti in Campania, e nello specifico quella delle tipiche trattorie napoletane, dovrà basarsi sulla concessione di più spazi all’aperto.