“La Casa di Matteo”: un luogo sicuro per i bambini gravemente malati e abbandonati
Nov 28, 2021 - Erica Esposito
Oggigiorno è ancora più evidente, grazie al lavoro di sensibilizzazione operato da numerose associazioni, come i bambini con disabilità abbiano bisogno di cure e attenzioni particolari. Proprio per questo, nasce 15 anni fa l’onlus “A Ruota Libera”, che ha l’obiettivo di aiutare persone con disabilità in età post scolare. Uno dei progetti dell’onlus è “La Casa di Matteo“, nata da un’idea di Luca Trapanese e Luigi Volpe. Quest’ultima si occupa di accogliere bambini abbandonati oppure che il Tribunale dei Minori ha deciso di togliere ai genitori. Sono bambini che soffrono di gravi patologie e forme tumorali, che nessuno vuole adottare perché destinati a vivere solo per pochi anni. “La Casa di Matteo” vuole cercare di dare loro un affetto familiare e di accompagnarli fino all’ultimo giorno di vita.
A raccontarci il progetto è il co-fondatore, Luigi Volpe, raggiunto telefonicamente dalla redazione di Vesuvio Live. I bambini sono seguiti da uno staff di 5 infermieri e 5 educatori sociali, ma anche dottori e ragazzi che, come volontari, assistono i bambini giorno per giorno. Infatti, vengono seguiti sempre sia dal punto di vista medico che educativo, anche quando vengono ricoverati, con una giornata scandita da attività ben precise. La disponibilità è di 7 posti, e restano finché resistono o finché il Tribunale non li reintegra in famiglia. Una volta, una famiglia ha anche adottato una delle bimbe, perché aveva una patologia grave ma abbastanza gestibile.
Casa di Matteo: come nasce il progetto
“Matteo era un bimbo che io e mia moglie avevamo adottato, però aveva una grave forma tumorale che prima che compisse 2 anni se l’è portato via. Noi abbiamo voluto creare qualcosa che potesse ricordarlo e ringraziarlo per essere arrivato nella nostra vita, e per dare a qualche bimbo che si trova nella sua stessa situazione, senza famiglia e con gravi patologie la possibilità di avere una famiglia“, ci spiega Luigi Volpe. Inoltre, la comunità è in contatto con le ASL e con i Tribunali dei Minori, ma ultimamente hanno ricevuto richieste da tutte le regioni, perché “La Casa di Matteo” è l’unica struttura così in tutto il Sud Italia.
“Abbiamo inaugurato prima del covid un’altra sede a Bacoli, in un edificio che il ‘Pio Monte della Misericordia‘ ci ha dato in comodato d’uso. L’abbiamo ristrutturato e arredato grazie all’aiuto di altre fondazioni, ma il covid ci ha bloccato. Lì vogliamo ospitare bimbi con le loro famiglie che vengono da fuori regione qui da noi per curarsi, e fare anche corsi e attività per bambini disabili. Adesso speriamo di ripartire appena si calma tutto.”
La Casa di Matteo e gli aiuti ricevuti
“Noi sopravviviamo grazie a raccolte fondi e con l’aiuto di altre fondazioni ed onlus, tra cui la fondazione di Ferrara e Cannavaro. Ultimamente si è affezionato a noi anche il Presidente De Luca, che ci ha promesso un contributo speciale che ci permetterà di pagare gli arretrati e di andare avanti. Mentre un anno fa, eravamo in grande difficoltà e la guardia di finanza ha deciso di aiutarci organizzando una raccolta fondi con la Banca Mediolanum. Hanno raccolto quasi 100mila euro e ci hanno permesso di continuare. Io li ringrazierò per sempre“, afferma sempre il co-fondatore. “Siamo molto attivi anche sui social, dove abbiamo avuto un grandissimo riscontro che nessuno si aspettava. Tante persone si sono avvicinate a questa nostra realtà.”
Tra lo staff ed i bambini non c’è il classico legame che si crea in ospedale, e ci sono stati anche episodi in cui le infermiere li hanno dovuti “prendere per i capelli”. “Io le chiamo le ‘mamme infermiere‘, perché nonostante la loro professionalità, sono come delle mamme per i bimbi. In quei momenti hanno pensato ai bambini come a dei figli, non solo come dei pazienti. Anche i bimbi ormai riconoscono le persone, si è creato un forte legame tra loro che anche da un minimo gesto capiscono che ci sei. È un legame che in un ospedale non si sarebbe mai creato.”