Istat, censimento popolazione anno 2020: i dati del post-pandemia Covid-19
Dic 10, 2021 - Claudia Ausilio
Due dati contrastanti emergono per la Campania dal nuovo Censimento della popolazione e dinamica demografica dell’Istat relativo all’anno 2020.
Dati Istat, censimento anno 2020
E’ la regione più giovane d’Italia: l’età media dei suoi abitanti si attesta sui 42,8 anni, mentre la più anziana si conferma la Liguria con un’età media di 48,7 anni. Il comune più giovane è, come nel 2019, Orta di Atella, in provincia di Caserta (età media 35,7 anni), mentre il più vecchio è Ribordone, in provincia di Torino (età media 66,1 anni).
L’altro dato che emerge è sconfortante invece. E’ tra le regioni che stanno perdendo più abitanti. L’ammontare di popolazione al 31 dicembre 2020, è inferiore a quello del 2019 in tutte le regioni italiane, in particolare nel Mezzogiorno (-1,2% nell’Italia Meridionale e -1% nelle Isole).
Al 31 dicembre 2020, data di riferimento della terza edizione del censimento permanente, la popolazione in Italia conta 59.236.213 residenti, in calo dello 0,7% rispetto al 2019 (-405.275 individui). Questo calo è attribuibile prevalentemente alla dinamica demografica tra il primo gennaio e il 31 dicembre 2020: infatti, il saldo dovuto al movimento demografico totale (saldo naturale più migratorio), desumibile dalle fonti anagrafiche, ha fatto registrare 362.507 unità in meno.
Record minimo di nascite
Si attesta al sud anche un record minimo di nascite: i cali maggiori si osservano in Molise (-2,1%), Calabria (-1,8%), Campania (-1,5%, pari a 85.682 persone) e Sardegna (-1,3%). Il nuovo record minimo delle nascite è di 405 mila con un elevato numero di decessi (740 mila).
La differenza tra nati e morti nel 2020 raggiunge -335 mila unità, un valore così basso non si raggiungeva dall’Unità d’Italia, a parte quello record del 1918 (-648 mila), quando l’epidemia di “influenza spagnola” contribuì a determinare quasi la metà degli 1,3 milioni di decessi registrati in quell’anno.
La pandemia Covid-19 ha accentuato la tendenza alla recessione demografica già in atto e il decremento di popolazione registrato tra l’inizio e la fine dell’anno 2020 risente di questo effetto.
La perdita di popolazione del Nord appare in tutta la sua drammatica portata in quanto totalmente ascrivibile alla dinamica demografica negativa (forte eccesso di decessi sulle nascite e contrazione del saldo migratorio), parzialmente mitigata nei suoi effetti dai recuperi statistici di popolazione operati dal censimento. Se nel 2019 il calo di popolazione era stato piuttosto contenuto sia nel Nord-ovest che nel Nord-est (rispettivamente -0,06% e -0,01%), nel corso del 2020 il Nord-ovest registra una perdita dello 0,6% e il Nord-est dello 0,3%.
La diminuzione di popolazione nel Centro si accentua solo lievemente (da -0,3% del 2019 a -0,4% del 2020), mentre è decisamente più marcata al Sud e nelle Isole (rispettivamente -1,2% e -1,0%), anche per effetto della correzione censuaria al ribasso già descritta.
Differenza mortalità-nascite dovuta all’effetto Covid
Il diverso impatto che l’epidemia da Covid-19 ha avuto sulla mortalità nei territori – maggiore al Nord rispetto al Mezzogiorno – e la contrazione dei trasferimenti di residenza spiegano la geografia delle variazioni dovute alla dinamica demografica.
Il deficit dovuto alla dinamica naturale è riscontrabile in tutte le regioni, perfino nella provincia autonoma di Bolzano (-256 unità), che negli ultimi anni si è caratterizzata per una tendenza positiva grazie a una natalità più alta della media. Il tasso di crescita naturale, pari a -5,6 per mille a livello nazionale, varia dal -0,5 per mille di Bolzano al -11,2 per mille della Liguria. Le regioni che più delle altre vedono peggiorare il saldo naturale (intorno al 4 per mille in meno rispetto al 2019) sono la Valle d’Aosta (-8,3 per mille) e la Lombardia (-6,6 per mille); solo la Basilicata (-5,8 per mille) e la Calabria (-3,8 per mille) si assestano su valori simili a quelli registrati nel 2019.
Il prezzo più alto in termini di incremento della mortalità è stato pagato dal Nord-ovest (+30,2% di decessi totali rispetto al 2019), con quasi il doppio dell’eccesso di mortalità della media nazionale (+16,7%). Più contenuto è il surplus di mortalità nelle regioni del Mezzogiorno (+8,6%) che, relativamente risparmiate durante la prima ondata grazie alle rigide misure di lockdown nazionale, si sono trovate a fronteggiare per la prima volta un incremento importante di decessi per Covid-19 solo negli ultimi mesi del 2020.
In termini di surplus di mortalità è soprattutto la Lombardia a sperimentare le conseguenze più pesanti (+35,6% rispetto al 2019). Il tasso di mortalità – pari a 12,5 per mille abitanti a livello nazionale – pone ai primi posti la Liguria (16,9 per mille) e il Piemonte (15,3 per mille) e all’ultimo la provincia autonoma di Bolzano con solo il 10,2 per mille.
Al 31 dicembre 2020 gli stranieri censiti sono 5.171.894; ovvero 132.257 in più dell’anno precedente ma diventano circa 150 mila in più per effetto di un “aggiustamento statistico”.