Luca Abete nell’Albergo dei Poveri, il dramma di un’occupante: “Ho il tumore. Ho speso i miei soldi”
Set 29, 2022 - Francesco Pipitone
Napoli – Luca Abete all’interno di Palazzo Fuga, meglio conosciuto come Albergo dei Poveri, per un servizio sullo stato di abbandono del Palazzo Monumentale più grande d’Europa. Una struttura immensa risalente alla metà del Settecento, quando Re Carlo di Borbone decise di dare vita a un luogo per accogliere le persone indigenti del Regno, prima di tutti quelli che avevano prestato servizio in battaglia ed erano rimasti invalidi.
Oggi, purtroppo, il Real Albergo dei Poveri versa in una situazione disastrosa nel generale disinteresse verso il suo recupero, anche se ultimamente diversi progetti sono stati resi noti per la valorizzazione. Non ultimo il piano da finanziare con i fondi del Pnrr.
Un fatto generalmente noto tra la popolazione e le istituzioni è la presenza, al suo interno, di persone che usano spazi dell’edificio a fini abitativi. Una parte di Palazzo Fuga è una vera e propria città nella città, o meglio, una sorta di piccolo paese vissuto da cittadini che così hanno affrontato l’emergenza abitativa, in particolar modo dopo il terremoto del 1980.
Che Luca Abete abbia trovato diversi operai intenti a ristrutturare i locali all’interno della struttura non deve sorprendere chi conosce lo stato dei luoghi, specialmente gli uffici comunali competenti. Tra l’altro l’abbandono della struttura, che è pacifico (purtroppo), impone la realizzazione di alcuni lavori. Una signora, che nel servizio parla di solai crollati in testa ad anziani, è perfettamente credibile così come lo è quando riferisce che dagli uffici comunali le hanno detto di provvedere lei alle sistemazioni ed ai lavori.
Le persone che vivono – abusivamente – all’interno dell’Albergo dei Poveri spesso presentano delle situazione personali veramente tragiche. È il caso di una donna malata di tumore, costretta a vivere in un palazzo che non presenta le caratteristiche di cui avrebbe bisogno (un ascensore, per esempio) e che ha sistemato la sua “casa” spendendo i pochi soldi dell’assegno sociale. D’altro canto ci sono le istituzioni pubbliche che non risolvono né aiutano queste persone a risolvere i problemi, né cercano di trovare un’alternativa all’occupazione abusiva a causa della povertà.