Caro Lukaku, i Napoletani ti capiscono. L’Italia è un paese razzista perché non condanna
Apr 06, 2023 - Stefano Esposito
lukaku
Caro Lukaku, l’Italia è un paese razzista. Non ci si può più nascondere dietro la banale retorica del campanilismo da stadio. La verità è che questo è un paese razzista, punto e basta. Un paese che consente anche solo ad una singola persona di rimanere impunito dopo aver ululato o mimato la gestualità propria delle scimmie rivolgendosi ad un altro essere umano, è un paese razzista. Un paese che consente a chi va allo stadio di inneggiare a catastrofi naturali affinché si verifichino in modo da sterminare i rivali sportivi, è un paese razzista. Un paese che consente ad un’intera curva di cantare irripetibili cori antisemiti durante un derby giocato nella propria capitale, la stessa città del Papa, la città eterna che tutto il mondo ci invidia, è un paese razzista.
Italia razzista: Lukaku, i Napoletani ti capiscono bene
Ecco perché non fa più notizia il becero, vergognoso, schifoso ennesimo episodio di intolleranza verificatosi martedì sera allo ‘Stadium’, che ha visto incolpevole protagonista Romelu Lukaku. Non fa più notizia perché non si contano più, episodi di questo tipo. Non fa più notizia perché Victor Osimhen appena mette piede in uno stadio da Roma in su si deve tappare le orecchie. Non fa più notizia perché a San Siro Koulibaly fu espulso dall’arbitro dopo che all’ennesimo coro, ferito nell’orgoglio, si permise di protestare in quel dannato teatro della vergogna. Teatro della vergogna in cui peraltro Napoli ed il Calcio Napoli torneranno mercoledì prossimo. E chissà che anche in quell’occasione non si aggiungerà un’altra voce all’elenco di partite da segnare nell’agenda sotto la voce ‘scimmia colerosa e terremotata lavati col fuoco’.
L’Italia è un paese razzista perché si copre gli occhi con le mani sporche e non prende esempio da modelli più evoluti. A Parigi a settembre scorso la Polizia locale grazie alle telecamere individuò e arrestò quattro ‘tifosi’ della Juventus, troppo intenti ad ululare, mimare scimmie ed intonare cori contro i napoletani per vedere la partita, nonostante fossero allo stadio. Ebbene sì, li arrestò. Perché non se ne può più, perché queste persone non devono più avere tale possibilità. La possibilità di insultare, discriminare, inneggiare alle pagine drammatiche della storia fatte di morte e sofferenza, rimanendo liberi. Liberi di poter scegliere di farlo.
Liberi di essere razzisti, di ululare, di discriminare
L’Italia è un paese razzista perché non prende provvedimenti del genere, ma sa solo fare comunicati stampa e sanzionare i club con 10-15 mila euro di multa per ‘responsabilità oggettiva’. Noccioline per chi muove quotidianamente milioni di euro. Oramai alcune delle società nostrane mettono ad inizio stagione in conto spese una cifra da destinare a questo. Razzismo 2022/23, 100 mila euro. E la politica intanto si nasconde dietro i palazzi dello sport, lasciando a loro il compito di nascondere la polvere sotto i tappeti.
Il massimo che si riesce ad ottenere, quando l’opinione pubblica si indegna, è la chiusura di una curva per una partita. Ed è giubilo da Valmontone in giù. L’Italia è un paese razzista perché di Lukaku come di Napoli, di Osimhen come di Koulibaly, domani non se ne parlerà già più. Fino al prossimo ululato.