L’Architetto Valentina D’Urzo tra i più in voga a Torre del Greco: “La soddisfazione più grande è la felicità dei clienti”

L'Architetto Valentina D'Urzo


Parlare di Sud spesso significa parlare di talento che non si esprime in patria: il Mezzogiorno, area che vanta una Storia gloriosa e ricca di arte, cultura e tradizioni, è da decenni luogo da cui si parte per cercare altrove un lavoro, per far sì che le proprie capacità vengano riconosciute e remunerate. Relativamente poco però si parla di chi resta: è proprio questa probabilmente la scelta più coraggiosa, restare e credere nella propria terra. L’architetto Valentina D’Urzo ne è un esempio: estremamente legata alla sua città, Torre del Greco, della quale conosce ogni angolo e curiosità, aneddoto storico, usanza, tradizione. Chi resta non lo fa perché è privilegiato o non ha ambizioni, al contrario, è ambizione ancora più grande voler fare bene a casa propria.

Architetto, ci parli un po’ di lei: chi è Valentina D’Urzo?

“Sono laureata con il massimo dei voti alla Facoltà di Architettura della Federico II. Appena si conclude il percorso universitario si vorrebbe essere in grado di poter realizzare grandi opere alla pari di Renzo Piano, Gae Aulenti, Tadao Ando, Kazuyo Sejima, Oscar Niemeyer… per citarne solo alcuni. Quindi cresco respirando arte a 360°, sino a renderla pilastro del mio lavoro”.

“Ho avuto la fortuna di frequentare vari workshop nazionali ed internazionali, quello più caratterizzante è stato presso lo studio Zaha Hadid a Londra, dove ho capito che anche una donna può fare un lavoro ancora oggi molto maschile. Ho avuto varie esperienze lavorative, presso diversi studi di Napoli e provincia. Ho mosso i miei primi passi presso un importante studio di Napoli, questo è stato per me una grande scuola di vita sia professionale che umana, che ancora oggi porto con me”.

“Ad un certo punto poi ho iniziato a camminare da sola, aprendo il mio studio professionale a Torre del Greco, grazie alla spinta di amici e parenti, soprattutto di mio padre che ha creduto sempre in me. Ricordo ancora le sue parole: ‘Cadrai e ti rialzerai, ma non mollare mai, puoi farcela’”.

Credits: Architetto Valentina D’Urzo

Qual è l’ambito in cui le piace di più lavorare e che le dà le maggiori soddisfazioni?

“La mia attività professionale si incentra soprattutto sull’abitazione, ma include anche bed & breakfast, botteghe, negozi e ristoranti. Vario il contesto, ma non il filo conduttore: partire da uno studio minuzioso degli spazi per garantire un’armonia complessiva tra gli ambienti. Alla base di questa filosofia, scelte unitarie nel colore: dal pavimento alle tinteggiature delle pareti. Il risultato è un contenitore neutro in grado di dare forte personalità ad arredi e oggetti, senza tralasciare funzionalità ed efficienza”.

“Il connubio donna & architetto mi ha portato a guardare con occhi diversi gli spazi dell’abitare, sviluppando una grande sensibilità nei confronti dei piccoli spazi e l’organizzazione dello spazio in generale. Ciascun progetto viene elaborato affinché siano eliminati criticità e sprechi, ottimizzando risorse e tempi di lavoro, riducendo così anche i costi; sempre alla ricerca costante di materiali e finiture innovativi, soluzioni tecnologiche ed ecosostenibili“.

La soddisfazione più grande nel mio lavoro è vedere la felicità che provano i clienti alla fine dei lavori, contenti del risultato finale e di avermi dato fiducia, affidando la loro cosa più preziosa: la CASA. Per me, entrare a punta di piedi nella vita delle persone che affidano a me il loro sogno, è molto importante”.

 

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A cosa si ispirano i suoi progetti di Interior Design?

Dal 2020, anno del covid, ho avuto modo di puntare sull’Interior Design. L’abitazione in quel periodo è tornata ad essere abitata 24 ore su 24, si sono evidenziate delle criticità dovute alle nuove esigenze. Per dover stare assieme necessitava “ampliare” lo spazio di aggregazione familiare. La cucina è ritornata ad essere il fulcro della casa, non più pranzi fugaci, si sono riscoperte invece le ricette di famiglia. Quello che prima era un “angolo-cucina” ora deve ospitare più punti d’appoggio, sono stati riscoperti i piccoli elettrodomestici riposti in chissà quale cassettone trovando nuova vita”.

Il living è diventato sempre più l’ambiente della convivialità, dove tutta la famiglia si è ritrovata a parlare, discutere, giocare, cambiando nuovamente la comunicazione tra i familiari. Il divano ha preso un posto di risalto, comodo e “capiente” per grandi e piccini. Da allora la mia proposta di casa si è avvicinata a queste nuove esigenze, pur essendo passati 3 anni dall’annus horribilis le persone ricercano ancora nella casa quel luogo sicuro e confortevole”.

Ci parla di un suo lavoro per locali?

“Proprio ultimamente ho avuto il piacere di collaborare con lo chef Pierpaolo Cuccurullo ed accompagnarlo fino all’inaugurazione del Ristorante QB: “Quanto Basta”. Il locale è situato nella zona storica della città, in Corso Garibaldi n. 33, una volta Strada Marina, oggi esempio di rinascita e cuore pulsante della movida corallina”.

“‘Quanto Basta’ sono state anche le parole chiave – il fil rouge tra me e lo chef. Nella progettazione mi sono tenuta al “quanto basta”, less is more si direbbe in architettura. Il concept richiesto da Pierpaolo era di riuscire ad avere uno spazio dove esprimersi liberamente senza vincoli cercando di far sentire il cliente a casa. Nella sua cucina si troverà equilibrio e semplicità, in specchio con la sala”.

“Quando sono entrata la prima volta nel locale ho capito che non doveva essere snaturato, anzi, mi sono sentita in dovere di conservare il genius loci. Dovevano essere conservati quegli elementi architettonici caratterizzanti, come il pavimento, le volte e perché no anche le tubazioni dell’aria canalizzata le quali creano un mix tra tecnologia e tradizione”.

Ristorante “Quanto Basta”. Credits: Architetto Valentina D’Urzo

“Per prima cosa è stata ridisegnata, ampliata e riorganizzata la cucina, per diventare cuore vivo del ristorante, come era per le nostre nonne. Dopodiché è stato realizzato il finestrone passavivande, segno distintivo quasi un marchio per me (come già feci per Imperium in via Calastro); esso è un filtro, è un passaggio, è mettere in comunicazione due mondi che coesistono nello stesso momento ma quasi mai parlano fra loro. Per me lo stare in sala deve essere un’attesa curiosa dove ogni tanto puoi sbirciare e, nello stesso tempo, lo chef sbircia a sua volta e dagli sguardi ritrova la sua passione culinaria”.

“Riprendendo le parole dello chef Pierpaolo Cuccurullo: “La cucina è arte, e come tale deve essere semplice e armoniosa. Non servono ingredienti sofisticati o tecniche elaborate per creare piatti indimenticabili. Ciò che conta davvero è la cura, la passione e l’amore che si mettono nel lavoro”, con passione, senza orpelli particolari e sofisticati, si è portato avanti un progetto architettonico semplice ed armonioso”.

Ristorante “Quanto Basta”. Credits: Architetto Valentina D’Urzo


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