VIDEO/ La zia di Santo: “Volete il killer libero? Noi rivogliamo nostro nipote in vita”

La zia di Santo Romano


I familiari di Santo Romano non ci stanno. Raggiunti dal deputato Francesco Emilio Borrelli, i parenti del ragazzo ucciso per mano di un 17enne a San Sebastiano al Vesuvio parlano a coloro che vorrebbero il killer fuori dal carcere. Le parole del suo avvocato, pronunciate in diretta sulla Rai, hanno scatenato l’indignazione dell’opinione pubblica.

Santo Romano, la zia: “Volete il killer fuori dal carcere? Noi vogliamo nostro nipote in vita”

Queste le parole delle zie di Santo Romano:

“Noi vogliamo Santo. Voi volete vostro figlio a casa? Il vostro amico? Noi vogliamo nostro nipote a casa, ce lo potete ridare? La vita di mio nipote vale meno della vita di questo assassino? Per me è un assassino. Poi voi volete dire che tiene i problemi, ma per me è un assassino. Come si chiama non lo so nemmeno. Io voglio a mio nipote, me lo potete dare? Qualcuno che sta dicendo che questo ragazzo deve essere scarcerato, mi portasse mio nipote qua, poi del ragazzo potete fare quello che volete voi.

“Poi scusa, vorrei aggiungere una cosa importantissima per questi ragazzi, che sono ragazzi fieri, belli. Che quando guardano le persone lo fanno negli occhi. Sono leali, non dicono bugie, sono cresciuti con dei valori, come cresciamo tutti i nostri figli. Gli stiamo togliendo la speranza. La speranza della vita, la speranza di potersi fidare delle persone. È una cosa bruttissima non potersi fidare di uno che sta accanto a te, non potersi fidare di un amico, di un conoscente o di qualsiasi altra persona ti incontri per strada”.

“Domani andremo a chiudere questi ragazzi in una gabbia, che anche se gli andiamo a chiedere ‘scusa che ora è?’, scappano perché hanno paura. Sono ragazzi che crescono in maniera costruttiva, fanno sport, vanno a lavorare, va a scuola, studia”.

“Prima un amico di Santo mi ha detto: ‘zia, non abbiamo più speranza da quando abbiamo visto l’intervista del suo avvocato’. Vogliamo un processo con una giusta condanna. Non vogliamo neanche sapere quale sarà la condanna, dovranno deciderla loro. Ma vogliamo un processo, vogliamo le prove”.


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