Morto a 15 anni, la mamma: “Dissero che non era nulla di grave ma aveva un tumore”
Dic 06, 2024 - Veronica Ronza
Chiede a gran voce giustizia la mamma di Carmine Puccinelli, il 15enne di Napoli morto per un tumore diagnosticato in ritardo. La donna ha deciso di rendere pubblica la sua storia di dolore denunciando le presunte negligenze nell’assistenza sanitaria ricevuta inizialmente dalla vittima.
Napoli, morto a 15 anni Carmine Puccinelli
Secondo quanto reso noto dallo Studio Associato Maior, stando alla consulenza tecnica depositata presso la Procura di Macerata “la neoplasia al ginocchio di Carmine era riconoscibile già a dicembre 2022, quando i primi sintomi avevano spinto la famiglia a cercare risposte”.
In quell’anno, invece, al giovane fu semplicemente diagnosticata quella che poteva essere una semplice contusione, una cisti o del liquido da aspirare. Gli avvocati si appellano, dunque, al ritardo della diagnosi che avrebbe impedito un trattamento tempestivo per salvare la vita di Carmine.
“Mi dicevano che non c’era nulla di grave, che il tumore era solo un liquido o una cisti. Avevo fiducia nei medici, ma ogni giorno vedevo mio figlio peggiorare. Quando finalmente riconobbero il tumore, mi dissero che era troppo tardi. Carmine poteva salvarsi, ma è stato lasciato soffrire, senza cure adeguate. Non posso accettare che mio figlio sia morto così” – denuncia Immacolata Riccio, madre del ragazzo.
“Ho deciso di rendere pubblica questa storia per onorare la sua memoria e per fare in modo che nessun altro bambino debba soffrire quello che ha sofferto lui. Mi auguro che chi ha sbagliato paghi e che la morte di mio figlio non sia stata vana. Mio figlio è stato un martire sulla terra, ma Dio vedrà la verità”.
“È stato accertato un grave ritardo diagnostico che ha condizionato in maniera determinante l’esito della malattia. Un’azione tempestiva avrebbe offerto alte possibilità di guarigione, ma l’omissione e l’approssimazione nel trattamento hanno tolto ogni speranza al giovane” – hanno dichiarato i legali di famiglia Filippo Castaldo, Michele Francesco Sorrentino e Pierlorenzo Catalano, insieme al medico legale dott. Marcello Lorello.
“Non ci fermeremo finché non avremo giustizia per Carmine. Il suo sacrificio deve servire a proteggere altri bambini. Questa battaglia è per lui ma anche per tutte le famiglie che si affidano ai medici e meritano rispetto e competenza” – hanno concluso i familiari.