“Ella si va, sentendosi laudare, benignamente d’umiltà vestuta, e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare”
[Tanto gentile e tanto onesta pare, Dante v.5-8].
Così Dante ci mostra la sua donna, la sua scala stilnovista che mette lui, uomo, in contatto con Dio. Ed è vero, la donna è stata capace negli anni di avere questa medesima abilità. Ci sono state così tante eroine nel tempo, tante piccole guerriere pronte a farsi forza distinguendosi nell’incomprensibilità dei tempi.
Ci sono state poi, tante donne “fatali”, basti pensare all’Angelica di Orlando o ancora alla maga Circe e perché no, anche all’Elena di D’Annunzio. Come si può vedere, la donna, è sempre stata l’emblema dell’uomo ma anche del tempo. Tante sono state le avversità verso di ella, e il suo rapporto umano con la società, come essere in quanto persona, è sempre stato un sentiero ricco di insidie.
Si può ripercorrere la sua storia partendo dal medioevo, che tranne se discendente da una famiglia nobile, ella era costretta a tessere e a badare i propri figli sopprimendo il suo ego, non era ammessa nei luoghi pubblici come le terme o i Caffè e non aveva diritto di votare. Loro erano il popolo e per di più un popolo femminile.
Negli anni la sua posizione è decisamente cambiata, ma oggi abbiamo un altro grande dilemma, quello del femminicidio, considerando ancora la donna come un essere del quale si può avere il possesso, quello estremo, malato. Ma oggi, come allora, si cerca di protestare per quanto accade. Quale festa, se non quella dell’8 Marzo, per dar voce ancora di più alla donna?
Sicuramente questa è la più appropriata. Si festeggia e si è scelto proprio l’8 marzo poiché questa data rimanda tradizionalmente ad una tragedia accaduta nel 1908 che ha visto protagoniste le operaie di un’industria tessile: Cotton di New York. Queste donne, stanche di come venivano trattate, della situazione esistente e del poco salario mensile, nei giorni prima di quello che vi si festeggia, iniziarono uno sciopero per protestare contro tutto ciò. L’8 marzo poi, Mr. Johnson, il proprietario dell’industria, bloccò tutte le porte impedendo alle donne di uscire. Poi, rimaste bloccate, venne dato fuoco alla fabbrica e 129 operaie morirono bruciate vive.
In ricordo di questa tragedia, Rosa Luxemburg propose di ricordare questa data come giornata di lotta internazionale a favore delle donne. È usanza oggi di regalare la mimosa alle donne. Sicuramente la mimosa è utilizzata in questo giorno poiché è sinonimo di purezza, innocenza e soprattutto libertà.
Questa usanza è diffusa però, solo in Italia e risale al 1946, legata strettamente alla tradizione socialista italiana. Oggi però anche questo gesto è diventato strumento di commercio facendone perdere il significato più delicato e profondo. Inoltre , malgrado la gravità di quanto accaduto, alcune donne hanno traslato il significato di questa giornata, nonostante il vero maltrattamento subito negli anni e in alcuni paesi ancora oggi.
Così le belle signore, dai gran cappotti neri e le pellicce al collo invece di ricordare le più grandi filosofe, politiche, scrittrici e grandi donne come Anna Frank, Rita Levi Montalcini, Agatha Christie, Maria Montessori, Maria Teresa di Calcutta e tante altre, si impegnano a prepararsi per passare la serata nei più grandi night club, nelle discoteche più celebri delle proprie città, a bere drink e ad assistere a esibizioni strip dei spogliarellisti.
Di certo il messaggio della Luxemburg non era questo, ma far sì che ogni giorno la donna si impegnasse a “esibire” i propri pensieri attraverso i propri ideali, concreti e fondati. Ma ciò non significa che la donna debba continuare ad essere trattata come un oggetto o come entità inferiore. E’ importante ricordare questo giorno in maniera rispettosa nei confronti di quelle donne il cui animo non arderà certo nell’inferno come ha sofferto nelle stanze di quella fabbrica, è importante avere tutti i giorni rispetto dell’altro e delle donne, perché sono l’essenziale in una famiglia, coloro che procreano e danno origine a una nuova vita.
La donna è un nuovo mondo da scoprire, non vittima delle violenze altrui e tutte le donne devono “rompere il silenzio” come sollecita l’Associazione ONLUS di Rimini. Come diceva la Salerno: “Oltre alle gambe c’è di più” e sulla scia di ciò, non solo l’8 marzo deve essere il giorno delle donne, di queste grandi eroine, ma tutti i giorni dell’anno perché la donna possiede una grande forza motrice, quella della forza stessa!