Due delle tante perle della Campania, la costiera amalfitana e quella sorrentina, con i loro sapori e le loro prelibatezze si ritrovano catapultate a Manhattan. Difatti i due Campani, Carmine Ercolano, da Sorrento, e Giovanni Ferrajoli, da Furore, hanno raccontato al Corriere Della Sera la loro avventura trasformatasi in un vero è proprio sogno.
I due carichi delle loro esperienze personali, Carmine con il diploma dell’Istituto alberghiero di Sant’Agnello e con un training a Neuchatel (Svizzera) di circa due anni e Giovanni, diplomatosi all’Istituto tecnico per il Turismo di Amalfi e con un lungo apprendistato nell’azienda di famiglia (il celebre ristorante albergo Bacco a Furore), sono arrivati a New York, precisamente, nel 1989 e nel 1998.
Ecco la loro intervista rilasciata a Vincenzo Pascale del Corriere Della Sera: Cosa vi ha spinto all’avventura america?
Carmine: “Dopo il diploma all’Istituto alberghiero di Sant’Agnello mi recai a lavorare a Neuchatel in Svizzera. Vi rimasi circa due anni. Dovetti ritornare in Italia per il servizio militare. Dopo la leva decisi di tentare l’avventura americana. A New York risiedeva un mio cugino americano, affermato ristoratore.
Lavorai con lui per alcuni mesi, tentato di muovere i primi passi nel settore della ristorazione. Lavorai in vari ristoranti, sia come cameriere, successivamente come maitre de salle, poi manager. Sempre nell’Upper East Side di Manhattan. Cosi ho acquistato una notevole conoscenza della zona, del gusto dei suoi residenti. Questo mi ha permesso di capire come gestire un ristorante in questa area e quale tipo di cucina offrire”.
Giovanni: “Il business della ristorazione e dell’ospitalità scorre nel dna della mia famiglia. Fu mio nonno nel 1930 ad aprire una trattoria a Furore. Mia madre Erminia Cuomo è nel settore da oltre 40 anni. E’ lei la chiave del successo della nostra famiglia. Ero destinato a continuare la tradizione di famiglia. Mi vedevo già nel settore. Un giorno tutto cambiò. Una famiglia di Furore, da anni emigrata negli States, venne in vacanza nel nostro albergo. Fu così che conobbi Luciana, ora mia moglie e madre dei nostri gemelli. Iniziammo a frequentarci.
Dopo il servizio militare espletato in Marina decisi di trasferirmi a New York. Fu per amore, ma avevo le idee chiare su cosa fare e sulla volontà di consolidare la tradizione culinaria della Costa di Amalfi a New York. Mi stabilii definitivamente nella Grande Mela nel 2001. In questi anni ho sempre operato nella ristorazione sino a diventare maitre de salle e poi manager di diversi ristoranti a Manhattan.”
I due parlano del loro incontro avvenuto tramite il suocero di Giovanni, Lucio Cavaliere, originario anch’egli di Furore e residente negli Usa da più di cinquant’anni. Tra loro c’è stata subito sintonia, sia di vedute che umana, in quanto erano proiettati verso lo stesso obiettivo e che tipo di ristorazione offrire alla clientela. Una cosa tira l’altra e poi vi fu l’idea quella di rilevare Il Riccio.
Con quali finalità?
Carmine: “L’idea è quella di operare un riposizionamento del ristorante. Vogliamo farne una enclave culinaria della Costa amalfitana e sorrentina nel cuore di Manhattan. Conosco tanti residenti, i gusti del pubblico, le loro abitudini. Il ristorante è diventato il luogo di ritrovo di molti residenti dell’Upper East Side. Essi amano l’Italia e la sua cucina.”
Giovanni: “Stiamo rielaborando il menù. Tra poco offriremo i ferrazzuoli alla nannarella (un piatto molto noto in Costiera creato in onore di Anna Magnani che soggiornò a Furore con Roberto Rossellini) ed altri piatti tipici della Costa amalfitana e sorrentina. Stiamo lavorando su vari fronti per portare il meglio della gastronomia e dei vini delle due Coste nel cuore di Manhattan.”
Carmine e Giovanni parlano poi degli importanti traguardi raggiunti in questi anni come “riconoscimento avuto dall’Accademia italiana della Cucina, sezione Soho New York.”
Infine le due eccellenze campane parlano delle loro famiglie, di come le loro mogli amino l’Italia e del ritorno in patria ogni anno per visitare i parenti. Il loro lavoro, molte volte, comporta lo stare lontano della famiglia per un grande arco di tempo e ritengono che sia fondamentale il sostegno che ricevono dalle mogli e dai figli.
Passioni e grandissima forza di volontà da parte di queste due eccellenze campane trasferitesi in USA. Riusciranno i due con i sapori della nostra terra a conquistare gli Yankee?