Questa mattina gli uomini della Capitaneria di Porto hanno fermato un furgone sospetto nel comune di Ottaviano. Il fermo si inseriva nell’ambito di un’operazione volta all’eliminazione di un gruppo criminale dedito alla pesca abusiva di molluschi. Nello specifico, il lavoro dei militari riguardava la zona che va da Castellammare di Stabia e Torre Annunziata a causa del rischio di intossicazione per i consumatori, dovuto all’inquinamento delle acque.
Il conducente del mezzo fermato trasportava più di due quintali e mezzo di molluschi in pessimo stato di conservazione. I prodotti alimentari erano ammassati tra rifiuti e insetti e, soprattutto, senza tracciabilità.
Gli uomini delle forze dell’ordine hanno sequestrato anche cinquecento chili di vongole veraci (anch’esse senza tracciabilità) pescate nella foce del Sarno. La zona non è autorizzata dalla Regione per la pesca, in quanto estremamente pericolosa a causa dell’alto inquinamento dovuto al regolare sversamento di metalli pesanti.
Il comandante della Capitaneria di Porto di Castellammare di Stabia, Ivan Savarese, ha così commentato la vicenda. “Il rischio potenziale per il consumatore finale è che le vongole pescate nella melma, nel tratto di mare alla foce del fiume Sarno, possano arrivare, anche attraverso i canali ufficiali, sulle nostre tavole e essere dannose per le nostre famiglie.
“Le vongole sono molluschi filtratori”, spiega Ivan Savarese, “e tutte le sostanze nocive, compresi i metalli pesanti, rimangono all’interno. Da questo si capisce la pericolosità di mangiare questi prodotti”.
Gli uomini della Guardia Costiera hanno sequestrato tutti i prodotti ittici rinvenuti nel furgone ed emesso quattro verbali amministrativi per un totale di 4.500 euro. E’ scattata la denuncia per il conducente del mezzo e tra i reati contestati vi è anche attentato alla salute pubblica.
Era già successo nell’ottobre scorso che la Capitaneria di Porto di Castellammare di Stabia lanciasse un allarme relativo alla commercializzazione vongole di foce Sarno. All’epoca, dagli accertamenti condotti in sequenza dall’Asl3, dall’Arpac, dell’Istituto Zooprofilattico e dal Dipartimento di Sanità Pubblica presso la Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università Federico emerse la presenza di materiale inquinante chimico e biologico pericolosissimo.