Lutto ad Acerra, muore Carlo Petrella. Il suo ultimo messaggio: “Non fate morire la Locanda del Gigante”


Lutto ad Acerra dove è venuto a mancare Carlo Petrella. L’uomo era molto noto in città per aver fondato la Locanda del Gigante, una comunità di recupero che si occupa di tossicodipendenti e anche detenuti che devono scontare gli ultimi anni di reclusione e hanno problemi con la droga.

Acerra, addio a Carlo Petrella

È la stessa Locanda a pubblicare in un post sui social l’ultima lettera d’addio di Carlo che nella vita è stato un ex prete e sociologo:

A QUELLI CHE MI HANNO VOLUTO BENE
A QUELLI CHE HANNO AMATO IL GIOCATTOLO LOCANDA
Solo poche parole. Ho sempre cercato il silenzio nelle mie richieste. Non ho mai amato chiedere. Non vi chiedo niente. È normale morire. Non fate morire La Locanda. I giocattoli non devono morire se sono utili all’umanità. Buona Fortuna“.

Lutto sui social per la scomparsa del fondatore della Locanda del Gigante

Il primo cittadino di Acerra, Raffaele Lettieri, ha affidato alla sua pagina Facebook un pensiero per Carlo:

Le persone non muoiono mai se hai nel cuore tutto ciò che hanno lasciato in questa vita. Puoi perdere la loro presenza, la loro voce… ma ciò che hai imparato da loro, ciò che ti hanno lasciato, la Locanda del Gigante, questo non lo perderai mai! Buon viaggio Carlo Petrella“.

Scrive l’avvocato Elena Coccia:

A molti giovani questo nome non dirà niente, ma per la mia generazione Carlo Petrella fu un antesignano, un eroe, un martire. Antesignano perché le sue idee sui metodi della disintossicazione dalle dipendenze, soprattutto di eroina, in parte successivamente diventarono legge, con l’apertura dei sert. Eroe, perché operò in quella che era ed ancora è il centro nevralgico dello spaccio di droghe, Torre Annunziata, magnifica cittadina straziata prima dalla desertificazione industriale (leggi sabbia di lava) poi dalla più feroce camorra della Campania. Eroe perché subì una ingiusta e lunga carcerazione, voluta fortemente da una procura volta più a rispettare le leggi formali che la giustizia sostanziale e non volle capire la portata rivoluzionaria della sua azione. Vittima dell’ignavia, dell’indifferenza, del perbenismo piccolo borghese. Infine vittima delle mafie, le stesse che uccisero Siani per quello che scriveva, condussero Carlo in carcere per come operava. ONORE A CARLO E CHE LA SUA OPERA CONTINUI NEL LAVORO E NELLE LOTTE DEI PIÙ GIOVANI“.

 


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI