Latticini Andreozzi è la storia della mozzarella di Aversa. Oltre alla sede storica a via Roma, di recente è stata inaugurato un nuovo punto vendita sul viale Kennedy che, latticini a parte, ha effettuato una precisa e consapevole scelta commerciale: vendere solo prodotti di eccellenza del Sud. Abbiamo intervistato il titolare, Luigi Andreozzi, per approfondire la sua filosofia del Compra Sud.
Luigi, la prima domanda è d’obbligo: cosa rappresenta per Aversa Latticini Andreozzi?
E’ il primo stabilimento caseario di Aversa insieme a quello della famiglia Petrella: nasce nell’immediato dopoguerra, nel centro storico di Savignano, grazie all’opera di mio nonno e suo cugino Cecere, che si dedicano alla lavorazione della mozzarella di bufala a partire da latte proveniente dai Mazzoni, la zona della piana del Garigliano che si estende da Mondragone a Brezza. Siamo stati tra le prime famiglie a produrla nella città di Aversa, ed ancora oggi esistiamo come ditta artigianale di mozzarella di bufala: esclusivamente di bufala, tengo a sottolinearlo, perché negli ultimi tempi ne sentiamo di tutti i colori.
Oltre alla sede storica a via Roma, hai aperto questa nuova sede su viale Kennedy che, mozzarella a parte, vende esclusivamente prodotti meridionali di eccellenza. Quali sono le ragioni di questa scelta?
Il punto vendita aperto sulla variante, cioè su viale Kennedy, era un passo che dovevamo fare un po’ di anni fa e, complice il fatto che mi sono molto avvicinato alla storia del nostro territorio, partendo dal periodo borbonico, dalla seconda metà del settecento fino all’unità d’Italia, ho scoperto tante falsità nella narrazione risorgimentale ma anche tante belle notizie. Cultura, industria e tanti primati da tutti i punti di vista: Napoli era la terza capitale d’Europa dopo Londra e Parigi, poi inspiegabilmente dopo l’unità siamo diventati la sottoprovincia del Nord.
Dunque è questa una delle tue motivazioni principali: la storia della nostra terra non è come ce l’hanno raccontata.
Assolutamente no, ho letto, mi sono documentato e alla fine ho realizzato che noi meridionali abbiamo nel nostro animo un focolaio spento, o meglio dormiente: quando ho appreso queste notizie mi si è accesa una spia, ho visto il mondo da un altro punto di vista. Ho maturato nuove idee, riavvicinandomi al nostro popolo, alle tradizioni, alla storia ed anche alle sventure che negli ultimi anni ci hanno piegato, come la questione Terra dei Fuochi e l’industrializzazione del nord che ci ha colonizzato. Come risposta ho idealizzato una filosofia di vendita: referenziare la mia attività solo con prodotti del sud, prodotti artigianali, di qualità e selezionati da tutte le regioni meridionali tranne, al momento, il Molise perché non sono riuscito ancora a trovare nessuna referenza. Molti non sanno che il Molise è uno dei migliori produttori per quanto riguarda il tartufo, tutti pensano che sia Asti in Piemonte, forse lo è per quello nero, ma il tartufo bianco, il più pregiato, lo abbiamo noi in Molise. Bisogna farlo sapere. Sto cercando prodotti a base di tartufo bianco con l’intenzione di metter su un rapporto di lavoro con ditte molisane.
Quindi stiamo parlando dei territori che facevano parte dell’ex Regno delle Due Sicilie.
Sì ma vorrei prendere prodotti anche dalla Sardegna, di cui a volte ci dimentichiamo: non solo geograficamente ma anche a livello di tradizioni è molto vicina a noi, e poi anche loro hanno subito i boia dei Savoia. Il popolo sardo è stato il primo a subire la colonizzazione savoiarda e la delocalizzazione delle industrie trasferite al Nord, poi toccò a noi con l’epopea di Garibaldi. Mi sento molto vicino al popolo sardo.
Per quanto riguarda l’oggi, che significato ha comprare meridionale?
Significa tanto: tutelare le nostre aziende, il territorio e valorizzare le aziende artigianali di qualità che non si piegano alla grande industria. Ci sono non poche difficoltà, complice l’ignoranza rispetto alla nostra identità: non c’era tanta ignoranza al sud, fu creata a tavolino per soggiogare il popolo, ma vedo che da parte dei ragazzi c’è anche curiosità. Molti si stanno avvicinando a questa filosofia, non soltanto del Compra Sud, ma anche alla nostra storia, completamente distorta, mi chiedono chi sono i Borbone, cos’è il Regno delle Due Sicilie … c’è da fare un bel lavoro.
Quindi manipolare la storia, convincerci che siamo sempre stati sempre poveri e arretrati è ancora oggi un modo per poterci meglio colonizzare, piazzandoci i loro prodotti a discapito dei nostri.
Mi è capitato spesso di andare in Sardegna, ho notato che nelle botteghe e nei minimarket sui primi scaffali, quelli più importanti, c’erano i loro prodotti. I prodotti della grande industria del nord erano in fondo sugli ultimi scaffali: questo mi ha fatto riflettere, mi ha fatto pensare che i Sardi hanno una forte identità e ci tengono a dare più importanza ai loro prodotti, cosa che qui dovremmo ancora maturare appieno.
A proposito di prodotti meridionali, quali possiamo trovare nel tuo negozio?
Poi abbiamo formaggi tipici locali dell’alto casertano, la ricotta di Montella, l’Auricchio pugliese e la pasta di Gragnano (Faella, La Feltra, Vecchio Pastificio) e ancora Setaro di Torre Annunziata e Gentile. Per le conserve abbiamo i pomodori del Piennolo del Vesuvio, i pomodori pizzutelli e la spaccatella gialla del Cilento, conserve di San Marzano della ditta Marrazzo dell’Agro Nocerino Sarnese. Sono l’unico rivenditore in zona della cioccolata di Modica, cioccolata siciliana fondente, a mio avviso tra le prime in Europa. Poi pesti pugliesi e siciliani, prodotti ittici di Cetara, conserve del Gargano, sughi pronti del Salento, creme spalmabili calabresi a base di cipolla di Tropea e ‘Nduja. Ed ancora taralli napoletani, torrone di Benevento, olio pugliese e siciliano e vini tipici. Il mio obiettivo è di crescere con altre referenze, come il miele del Sannio, molti non lo sanno ma è uno dei migliori: troviamo nei supermercati per lo più Ambrosoli, ma il miglior miele in Italia è quello che abbiamo al Sud, beneventano ma anche della zona del Matese.
Capita fin troppo spesso che le nostre eccellenze siano ignorate a favore dei cosiddetti grandi marchi del nord, che talora tanto grandi non sono, come nel caso della recente inchiesta a Torino sull’olio venduto come extravergine ma in realtà di seconda categoria.
Da millenni l’olio è prodotto in regioni come la Puglia e la Sicilia, sono sempre stato un alquanto scettico rispetto alle aziende olearie con sede a Genova, Piemonte e anche Toscana, perché non credo che abbiano i territori ma soprattutto le quantità giuste per produrre tutto questo olio, che invece abbiano noi in Puglia e Sicilia. Insomma un po’ me lo aspettavo, magari salterà fuori qualche altra situazione analoga anche su altri prodotti.
È una questione che riguarda anche altri settori, basti pensare ai pomodori, abbiano una grande produzione anche di qualità, spesso massacrata dai media, mentre la relativa industria conserviera si trova al nord.
Negli ultimi tempi le aziende di pomodori del sud, complice la questione Terra dei Fuochi, sono state censurate: si è parlato male anche della pizza napoletana, i pomodori erano figli di una terra malata e così via. Poi per quanto riguarda i pomodori che coltivavano al nord, si è venuto a sapere che la pianura padana stessa è uno dei territori più inquinati forse al mondo, ma questo non ha avuto lo stesso cclamore mediatico: credo che ci sia anche un fattore politico alla base di queste differenze, altrimenti non ci si spiega … l’Italia intera è riconosciuta nel mondo per la pizza, la pizza è fatta a Napoli, è napoletana, non si può parlarne male, è la migliore al mondo.
Entrando nel tuo negozio saltano all’occhio simboli inequivocabili, come la bandiera del nostro ex regno ed ancora il logo della pagina Briganti e quello di ComproASud.
Il quadro centrale è quello con la bandiera delle Due Sicilie, poi c’è il logo di Briganti e ComproASud, due pagine che ho avuto la fortuna di scoprire sui social e che seguo da anni con molta attenzione, cercando di collaborare e viceversa: ho ricevuto tanto affetto e attenzione da questi due gruppi, li voglio ringraziare perché mi hanno aiutato non soltanto dal punto di vista pubblicitario ma anche per far conoscere la mia voce, il mio ideale commerciale e la mia storia. E non dimentichiamoci di quell’altro quadretto, la Magna Grecia: sono le nostre origini, siamo stati tra le prime colonie greche, da Brindisi a Taranto passando per Melfi fino a Cuma e Napoli: ci tengo a sottolineare che noi non siamo il sud di nessuno, siamo il centro del mediterraneo.
Dispiace vedere che la politica non dia molta importanza a questo aspetto anche dal punto di vista logistico: investendo su porti come quello di Napoli o di Gioia Tauro si potrebbe fare un ottimo lavoro. Tutte le commesse vengono spostate al nord, ad esempio su Genova, molto più lontana, quando invece sarebbe molto più semplice, e meno dispendioso, creare lavoro investendo sui porti del sud.