S. Maria C.V. Lite tra detenuti in carcere, agente interviene e ‘rimedia’ una frattura alla gamba. L’episodio è successo ieri pomeriggio a un agente della Polizia Penitenziaria in servizio nel carcere casertano di Santa Maria Capua Vetere.
A rendere noto l’ennesimo episodio di violenza, accaduto nel reparto Danubbio, che ospita i carcerati in isolamento, è il vice presidente del Con. Si. Pe. Luciano Martiniello:
“Oggi ennesimo episodio di aggressioni nei confronti del personale di polizia penitenziaria operante nel carcere sammaritano da parte di un detenuto di nazionalità italiano , che ha infierito nei confronti di un assistente capo procurandogli la rottura di una gamba .Evento verificatosi nel reparto Danubio dell’istituto“.
“A causa della cronica mancanza di personale – commenta ad Ansa.it Luigi Castaldo, segretario regionale campano dell’Asppe, confederata con la Con. Si. Pe. – spesso accade che in alcune carceri ci sia anche un solo poliziotto in servizio per due piani. Apprezziamo l’iniziativa del capo del Dap – aggiunge Castaldo – di inviare i reparti mobili per sopperire alle carenze di personale ma riteniamo sia ormai improcrastinabile una tempestiva integrazione d’organico, anche destinando ai reparti detentivi gli agenti in servizio negli uffici“.
E’ successo lo scorso maggio quando un detenuto con problemi psichiatrici del carcere di Salerno è morto nell’ospedale della città dopo avere aggredito un agente della Polizia Penitenziaria. L’uomo aveva utilizzato un coltello rudimentale e, dopo l’assalto, sarebbe stato colto da un infarto che gli ha portato via la vita. Il poliziotto fu invece soccorso dai sanitari del 118, i medici gli aveva diagnosticato un trauma cranico.
La notizia fu data dall’Uspp, l’Unione dei Sindacati di Polizia Penitenziaria. Secondo Giuseppe Del Sorbo e Giuseppe Moretti, rispettivamente segretario nazionale e presidente del sindacato, “Ci sono troppi detenuti psichiatrici all’interno delle carceri – sostengono – Lo abbiamo già denunciato al ministro, nell’ultima manifestazione di protesta a Roma. Quest’ultimo episodio di Salerno dimostra che la chiusura degli Opg ha destabilizzato il circuito penitenziario ordinario. Pochi sono gli strumenti di sostegno per questi soggetti che andrebbero presi in carico dalla sanità regionale”.