Tre esponenti di spicco della criminalità organizzata di Ercolano sono stati scarcerati. Grazie alle leggi anti-contagio in carcere, emanate per l’emergenza Coronavirus, i tre boss sono ora a casa.
Vincenzo Lucio, 63 anni, affiliato dei Birra, che proprio lo scorso 13 marzo si era visto ribadire la condanna all’ergastolo per due diversi omicidi, ha fatto ritorno nella sua abitazione di Ercolano.
Anche Mario Ascione, boss e figlio del boss Raffaele ‘o luongo morto nel 2004, è tornato a casa. Condannato in primo grado a 16 anni per il duplice omicidio avvenuto nel 2005 di Luigi Boccia e Pasquale Maiorano, esponenti del clan Birra, Ascione è stato assolto e agli inizi di maggio ha lasciato il 41-bis dopo circa dieci anni di reclusione.
Nelle scorse ore ha lasciato il carcere anche Giuseppe Dantese, fratello di Natale, quest’ultimo ritenuto figura di spicco del clan Ascione-Papale. Arrestato nel Luglio 2016 in un blitz contro il clan vesuviano, Dantese, 36 anni, era stato condannato a 10 anni e 8 mesi in secondo grado. I giudici della Quinta Sezione della Corte di Appello hanno deciso di concedere gli arresti domiciliari, non motivati dall’emergenza Coronavirus, ma perché hanno ritenuto attenuate le esigenze di custodia cautelare.
Il sindaco di Ercolano Ciro Buonajuto ed il presidente della Fai Antiracket Ercolano Pasquale Del Prete, preoccupati per la scarcerazione dei boss e di altri elementi di spicco della criminalità organizzata, hanno scritto una lettera al Prefetto di Napoli, Marco Valentini:
“Certamente non sta a noi giudicare il provvedimento attraverso il quale si è proceduto alla scarcerazione di questi elementi – è spiegato nella missiva – ma Le manifestiamo la preoccupazione, nostra e di tutta la Comunità, per gli effetti che questa disposizione potrebbe comportare sulla vita dei cittadini del nostro territorio, già duramente provata dall’emergenza sanitaria tuttora in corso. Le chiediamo di mettere in atto tutto quanto in Suo potere per evitare che queste scarcerazioni possano creare le condizioni per una recrudescenza di reati sul nostro territorio. Favorire la ricostituzione delle cosche locali, dopo tanti anni di dolore, lavoro e sacrifici, sarebbe un peccato imperdonabile”.