Riapre al pubblico l’antica spiaggia di Herculaneum: è la prima in un parco archeologico
Giu 20, 2024 - Stefano Esposito
La risistemazione dell’antica spiaggia giunge a conclusione di un percorso pluriennale di attività multidisciplinari di ricerca, scavo archeologico, restauro, ingegneria e architettura. L’antica Ercolano, città di mare, distrutta dall’eruzione vesuviana del 79 d.C., rivive con la sistemazione finale, sull’onda di una progettazione donata dal Packard Humanities Institute nell’ambito del partenariato pubblico-privato denominato “Herculaneum Conservation Project” per restituire un’immagine il più possibile vicina a come si presentava prima dell’eruzione.
Ercolano, riapre al pubblico l’antica spiaggia di Herculaneum: è la prima in un parco archeologico
I visitatori, dal 19 giugno 2024, possono passeggiare liberamente sull’intera superficie e immergersi nella magia della città lambita dal mare.
Il nuovo assetto dell’intera area dell’antica spiaggia, finanziato nell’ambito del CIS Vesuvio Pompei Napoli coordinato gestito dall’Unità Grande Pompei, condurrà nel breve termine all’arricchimento dell’esperienza di visita del Parco e nel medio termine alla ricongiunzione dell’area archeologica principale con la Villa dei Papiri, disegnando così un piano di azione di ampio respiro culturale per i prossimi anni e per il futuro del Parco.
Negli ultimi decenni questa area è stata progressivamente interessata da corrosione e decadimento, determinati da una miscela di fattori naturali legati alla veicolazione delle acque piovane e di risalita, che avevano trasformato la spiaggia in una sorta di acquitrino, con connessi pericoli di allagamento e impatti sulla conservazione del patrimonio. Data la complessità dei problemi da affrontare è stato adottato un approccio multidisciplinare per restituire la spiaggia alla sua sicurezza e fruibilità, con la realizzazione di un’area percorribile e la valorizzazione del fronte a mare della città antica, con l’offerta di una percezione completamente rinnovata al visitatore dell’antica Herculaneum.
“Questo sito è stato enormemente riqualificato e sta diventando un gioiello. Siamo all’interno dell’area archeologica tra le più importanti del mondo con Pompei, Oplontis ed Ercolano e stiamo lavorando tantissimo anche in termini di risorse. Nella legge di bilancio abbiamo stanziato nuove risorse per gli scavi. Inoltre abbiamo previsto che nello Spolettificio di Torre Annunziata dovrà nascere un polo museale e pensiamo che tutto ciò possa rappresentare anche una grande occasione di sviluppo socio-economico per i nostri territori – ha affermato il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano – Il Parco archeologico di Ercolano è una grande memoria storica e il valore della storia, come diceva Benedetto Croce, è sempre un fatto contemporaneo. La storia è una sorta di cassetta degli attrezzi dove noi rinveniamo gli strumenti con i quali interpretare il presente e prefigurare ‘vichianamente’ il futuro”, ha aggiunto il Ministro.
Il Gen. B. dei Carabinieri, Giovanni Capasso, Direttore Generale dell’Unità Grande Pompei, ha detto: “Nell’ambito del CIS Vesuvio Pompei Napoli, in qualità di Direttore per il supporto all’attuazione dei programmi del MiC, nonché rappresentante legale dell’Unità Grande Pompei, svolgo il ruolo di Referente Unico del Ministero della Cultura. La predetta Unità segue l’attuazione, il monitoraggio fisico, procedurale, economico e finanziario degli interventi del CIS VEPONA, proposti dall’UGP, assicurando al beneficiario del finanziamento il proprio sostegno in ogni fase del procedimento amministrativo e attuativo dell’intervento. Il CIS VEPONA rappresenta lo strumento individuato dal legislatore per l’attuazione del Piano strategico per lo sviluppo delle aree comprese nel piano di gestione del sito UNESCO 829 ‘Aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata’, aggiornato e approvato dal Comitato di Gestione nel 2022, in cui, uno degli interventi prioritari, è stato individuato nel ‘Miglioramento del Parco archeologico di Ercolano e del suo rapporto con il territorio’ in considerazione dell’importanza che il rilancio di questo sito potesse avere per l’intera economia dell’area e per il potenziamento della sua attrattività turistica. In tale scenario, vanno inquadrate le azioni previste nel Piano strategico dell’Unità Grande Pompei, tra cui l’intervento denominato Lavori per la valorizzazione dell’antica spiaggia degli Scavi di Ercolano e il ricongiungimento alla visita della Villa dei Papiri negli scavi nuovi, per un importo pari a € 3.437.480,01, a valere sul FSC 2014-2020 (ex Del. CIPE n.10/2018), confluito nel Piano Sviluppo e Coesione del Ministero della Cultura (Del. CIPESS n.7/2021 ss. mm. ii.). Per l’attuazione di questo intervento è stato siglato un Accordo tra l’Unità Grande Pompei e il Parco Archeologico di Ercolano nel giugno 2021. Dopo tre anni di intenso lavoro finalizzato alla valorizzazione dell’antica spiaggia degli Scavi di Ercolano, mediante il drenaggio e il riempimento dell’area occupata anticamente dall’ arenile, viene data la possibilità ai visitatori di accedere liberamente sull’intera zona e di comprendere le dinamiche che hanno portato al seppellimento della città. Il prosieguo dei lavori, costantemente monitorati dall’Unità Grande Pompei, consentirà a breve il ricongiungimento della spiaggia all’area dei nuovi scavi ove è presente la Villa dei Papiri”.
Il Direttore del Parco Archeologico Francesco Sirano ha aggiunto: “L’antica spiaggia è un luogo straordinario e unico al mondo. Per conservarla per il futuro abbiamo ridotto il rischio di continui allagamenti e i pericoli per la stabilità dei fronti di scavo e del fronte a mare della città antica, rivedendolo oggi come gli antichi romani. Ripristiniamo il paesaggio del 79 d.C. e lasciamo che tutti nuovamente passeggino sulla spiaggia. Se giriamo la testa dove un tempo era il mare, diventiamo esploratori moderni dell’immensa coltre di flussi vulcanici che ricoprì la città in poche ore e non possiamo sottrarci dal condividere quasi il senso di totale annientamento della nostra condizione umana di fronte all’evidenza del cataclisma del 79 d.C. Siamo sul luogo dove la ricerca archeologica ha messo in luce le prove che più di 300 disperati cercarono inutilmente di essere salvati grazie ad una vera e propria operazione di protezione civile diretta dall’ammiraglio e insigne studioso romano Plinio il Vecchio. Questo progetto ci permette ora di associare all’estremo interesse storico archeologico anche quello topografico e urbanistico dal momento che è ora possibile apprezzare su un’area di più di 3000 mq, in modo ravvicinato, e direi quasi da protagonisti, l’unico fronte a mare di una città romana quasi interamente conservato. Le ricerche iniziate negli anni ’80 del secolo scorso hanno riportato alla luce un campione antropologico unico rappresentato da oltre 300 vittime dell’eruzione, in gran parte rifugiate all’interno di alcuni magazzini legati all’approdo. Dopo alcuni interventi negli anni ‘90 del 900, grazie al partenariato pubblico privato con il Packard Humanities Institute (PHI), l’area è stata inserita all’interno di una strategia mirata a scavi, ricerche, conservazione e fruizione secondo approcci innovativi basati sulla multidisciplinarità degli interventi programmati e con straordinaria risultati come la scoperta del soffitto in legno policromo del salone principale della casa del Rilievo di Telefo. Nella primavera del 2021 sono ripresi i lavori in questo settore così importante dell’area archeologica, con un progetto complesso ed ambizioso che punta a ridisegnare e valorizzare l’antico litorale ercolanese, restituendolo ad una fruizione potenziata e ad una più immediata comprensione delle dinamiche insediative e di seppellimento del sito. Interessanti dati sono emersi dai primi lavori, con il rinvenimento di migliaia di reperti lignei, perlopiù appartenenti alle coperture degli edifici divelte e scaraventate sulla spiaggia dalla violenza dei flussi piroclastici del 79 d.C. oltre a molti frammenti di tegole e coppi ed alcuni frammenti di marmi e di colonne in marmo”.
Jane Thompson, responsabile del partenariato pubblico-privato del Packard Humanities Institute, ha sottolineato: “Vedere questa svolta dell’area fronte mare della città antica portata a termine è una soddisfazione immensa per il ricco team interdisciplinare che l’hanno portato a termine, sia professionisti incaricati dalla fondazione Packard Humanities Institute, sia funzionari MIC. Moltissime delle nostre azioni più importanti in oltre 20 anni di partenariato sono state invisibili, il ripristino delle fogne antiche, i cicli pluriennali di manutenzione programmata ne sono ottimi esempi. Ma qui finalmente un radicale cambiamento all’esperienza dei visitatori che insieme alla riqualificazione di Via Mare cambiano per sempre l’assetto di questo sito“.
L’antica spiaggia: una storia scritta sulla sabbia
La documentazione fotografica d’archivio legata ai lavori di scavo degli anni ’90 mostra la presenza, nella zona della spiaggia, di una piattaforma in tufo segnata da lunghe incisioni parallele che furono interpretate come segni lasciati nel tufo dalle chiglie delle barche. Indagini recenti hanno dimostrato che il litorale nel corso dei secoli ha più volte cambiato il proprio livello alzandosi e abbassandosi almeno dal III secolo a.C. In quel momento il banco di tufo era parzialmente fuori dal mare: il tufo veniva estratto per utilizzarlo come materiale di costruzione e le onde del mare hanno modellato la superficie tufacea con delle incisioni parallele e curvilinee. Inoltre il progressivo abbassamento del livello del banco, a causa di fenomeni legati al vulcanesimo, insieme all’azione delle onde ha depositato le sabbie che hanno progressivamente creato la spiaggia romana del 79 d.C. L’antica spiaggia appariva come una spiaggia di sabbia vulcanica di colore nero da cui emergeva, in alcuni punti, la piattaforma tufacea sottostante. Aveva una leggera inclinazione verso il mare la cui linea di battigia doveva trovarsi pressappoco dove oggi termina l’area di scavo. Sulla spiaggia non si svolgevano solo attività marinare, ma era usata anche per raggiungere la città e per salire attraverso delle rampe verso le case affacciate direttamente sul mare e per rifornire le terme di suburbane di legna. Nella notte dell’eruzione del 79 d.C. oltre a più di 300 fuggiaschi, sulla spiaggia c’erano anche animali tra i quali muli e cavalli. I fuggiaschi furono sorpresi nel cuore della notte dall’arrivo della prima nube ardente che, con una temperatura di oltre 400° e una velocità di 80 kmh, raggiunse la città e provocò la morte istantanea, per shock termico, di tutti gli abitanti. L’arrivo delle ondate di fango vulcanico dal Vesuvio ricoprí poi i resti dei loro corpi, sigillandoli nella posizione in cui si trovavano al momento della morte. Dallo studio di questi scheletri sono stati ricavati importanti dati biologici sull’alimentazione e sulle malattie degli antichi ercolanesi. I fuggiaschi avevano portato con sé oggetti preziosi, come gruzzoli di monete e gioielli, ma anche lucerne per farsi luce nella fitta oscurità provocata dall’eruzione e le chiavi di casa, segno che avevano avuto il tempo di chiudere le porte prima di fuggire.
A fine 2021 l’antica spiaggia ha restituito lo scheletro dell’ultimo fuggiasco di Ercolano, un uomo di circa 40/45 anni di età. Si trovava probabilmente in riva al mare o nelle aree della città soprastante, trascinato dalla forza dell’eruzione insieme ai suoi averi, conservati in una sacca di tessuto. Lo scavo di laboratorio del pane di terra che racchiudeva la sacca ha evidenziato che all’interno essa conteneva un porta monete di legno con uno scompartimento all’interno del quale vi erano degli anelli, e alcune tavolette per scrivere sempre di legno, il cui contenuto ci sarà chiarito dal prosieguo del micro scavo. Sull’antica spiaggia oltre allo scheletro sono stati ritrovati moltissimi reperti di legno trascinati dal flusso piroclastico. Arbusti, radici di alberi ad alto fusto, grandi travi, frammenti di cornici e pannelli appartenenti probabilmente a controsoffitti e alle coperture degli edifici, oltre ad assi di legno, puntoni e altri elementi forse di barche. Tutto questo rende gli scavi di Ercolano unici al mondo
Il progetto
Grazie a questo progetto le acque sorgive naturali e l’acqua raccolta dalle antiche fogne della città, che come in antico scaricano sulla spiaggia, sono messe sotto controllo e in parte riutilizzate. In questo modo sono stati eliminati i continui allagamenti che mettevano in pericolo la stabilità dei fronti di scavo e dei monumenti antichi e avevano creato un paesaggio paludoso mai esistito su questo sito. La spiaggia ha assunto l’aspetto di come si presentava prima dell’eruzione e i visitatori possono ammirare il fronte a mare dell’antica Ercolano passeggiando liberamente sull’intera superficie.
Infatti, in mancanza di adeguati sistemi di raccolta e smaltimento ed a causa della difficile manutenzione, la spiaggia fino ai primi anni 2000 si presentava come zona paludosa con accumuli di acqua e vegetazione infestante. L’antico litorale ercolanese non è mai stato fruibile da parte del pubblico, se non per una limitata fascia a ridosso dei fornici occidentali dove, per mezzo di una passerella metallica, ora rimossa nell’ambito delle attuali opere, era possibile avvicinarsi alle strutture e scorgere i calchi degli scheletri dei fuggiaschi rinvenuti durante le precedenti operazioni di scavo.
Questa sistemazione finale è stata preceduta da studi, ricerche e da un progetto pilota condotto in collaborazione con l’Herculaneum Conservation Project tra il 2008 ed il 2010.
Data la particolare ubicazione dell’antica spiaggia, sottoposta di circa 3 m rispetto al livello del mare, di primaria importanza sono le opere idrauliche, per raccogliere le acque, sia sorgive che convogliate dalla città antica a seguito della riattivazione delle originali fogne nell’ambito di precedenti lavori.
Da aprile 2011 è stato realizzato lo studio archeologico della storia plurisecolare dell’antica spiaggia di Ercolano e degli edifici prospicienti. Da aprile 2021 sono stati eseguiti limitati scavi e pulizia archeologica, trovando tracce della sabbia antica ancora in aderenza alle murature del fronte costruito; la stessa sabbia è stata rinvenuta sul banco tufaceo emerso dopo la rimozione dello strato di melma che lo ricopriva. Grazie anche allo studio dei documenti di archivio, oggi sappiamo che al momento dell’eruzione del 79 d.C. tutto l’antico litorale era coperto da uno strato di sabbia di spessore variabile. Su questa base è stata studiata una sistemazione che consiste nella creazione di una superficie sulla quale camminare in graniglia di basalto posizionata in maniera tale (stabilizzata con un’armatura alveolare) da essere carrabile e accessibile anche da parte di disabili, e piccoli mezzi per la manutenzione.
La rete idraulica di raccolta e drenaggio delle acque è stata messa in opera direttamente sul banco tufaceo, che è stato poi ricoperto con uno strato protettivo di ghiaia lavata in funzione drenante. Per ricreare il livello della spiaggia del 79 d.C. (eliminato durante gli scavi della fine del 1900), lo strato di riempimento vero e proprio è costituito da materiale di pezzatura variabile, decrescente dal basso verso l’alto, di cui l’ultimo strato costituisce il piano di posa dell’armatura alveolare ricolmata di graniglia di basalto. La stratigrafia per la ricopertura del banco tufaceo antico è altamente permeabile e consente il deflusso delle acque meteoriche che insistono direttamente sulla spiaggia e quello delle acque sorgive disperse ed il convogliamento delle stesse nelle vasche di raccolta esistenti; inoltre, gli spessori dei vari strati che costituiscono il riempimento sono calibrati per poter raggiungere le antiche quote di calpestio dell’area.
La scelta dell’utilizzo di graniglia di basalto come finitura superficiale, quindi materiale locale e di colore grigio, è tesa a rievocare l’aspetto dell’antico litorale al momento dell’eruzione, vale a dire ricoperto di sabbia scura. Inoltre, questa soluzione offre vantaggi dal punto di vista funzionale, tra cui l’ottenimento dello stesso grado di permeabilità all’acqua sull’intera superficie della spiaggia, senza nessun pregiudizio per gli strati di riempimento e drenaggio sottostanti; la facilità delle opere di manutenzione, che consistono nella ricopertura periodica delle celle dell’armatura alveolare, in maniera manuale e con l’ausilio di attrezzature comuni da cantiere (pale, rastrelli ecc.), recuperando la stessa graniglia che ha subito movimenti a seguito del passaggio delle persone e dei mezzi, o dell’azione dell’acqua piovana.
Infine, l’impianto di illuminazione contribuisce ad arricchire ancor di più la percezione dell’invaso della spiaggia ed a valorizzare il fronte mare della città antica durante le visite e gli eventi serali.
L’ultimo fuggiasco di Ercolano e i suoi averi
A fine 2021 l’antica spiaggia ha restituito lo scheletro dell’ultimo fuggiasco di Ercolano, un uomo adulto dalla corporatura robusta, di circa 40/45 anni di età. Si trovava probabilmente in riva al mare o nelle aree della città soprastante o ancora potrebbe essere stato sbalzato dall’area della terrazza sacra sovrastante l’antica spiaggia. Data la posizione del corpo, sospeso nel deposito di cenere vulcanica, l’uomo doveva essere in piedi al sopraggiungere del primo flusso piroclastico. Rivolto verso la città, di certo vide arrivare l’enorme nuvola di cenere e gas bollenti, un attimo prima di essere ucciso all’istante e abbattuto dall’ondata di calore che scendeva dal vulcano a centinaia di chilometri l’ora. All’impatto la vittima subì lo stesso destino delle altre 330 già ritrovate negli anni addietro, le altissime temperature del flusso che lo investì provocarono l’evaporazione immediata dei tessuti e lo scheletro fu imprigionato nella massa di cenere, gas e detriti trascinati.
Nell’ambito dello scavo in laboratorio è stata evidenziata una sacca in tessuto grezzo con all’interno contenere un porta monete di legno con uno scompartimento con degli anelli, e alcune tavolette per scrivere anch’esse di legno. Sull’antica spiaggia oltre allo scheletro sono stati ritrovati moltissimi reperti di legno trascinati dal flusso piroclastico. Arbusti, radici di alberi ad alto fusto, frammenti di cornici e pannelli appartenenti probabilmente a controsoffitti e alle coperture degli edifici, oltre ad assi di legno, puntoni e altri elementi forse di barche. Particolarmente notevole una grande trave di legno lunga più di 11 metri. Anche questo rende gli scavi di Ercolano unici al mondo.
Il ritrovamento ha dato il via ad uno studio transdisciplinare. Nel tempo trascorso le metodologie di indagine si sono totalmente rivoluzionate e oggi si è in grado di trarre molte più informazioni.
Gli interventi del Parco sull’atto vandalico da parte di un turista portoghese
Il dipinto murale con decorazione in terzo stile, posto in uno dei cubicoli che affacciano sull’atrio della domus dell’Erma di Bronzo è stato vandalizzato il 2 giugno del 2024. Le telecamere poste all’interno dell’ambiente hanno ripreso l’uomo nel momento stesso in cui ha deturpato il dipinto, apponendo su una superfice di 15 dmq, una firma/scritta con un pennarello indelebile con punta “a scalpello” larga 15 mm.
L’inchiostro nero, nonostante la parete dipinta fosse stata tratta in passato con un protettivo che ha svolto un effetto “barriera”, è purtroppo penetrato all’interno degli strati sottostanti perché la superfice presenta micro fratture diffuse.
Dal giorno successivo, in collaborazione con il partner privato Herculaneum Conservation Project sono stati avviati i primi test campione con solventi per valutare la solubilità dell’inchiostro.
I test hanno previsto l’utilizzo di solventi simili a quello prescelto per risolvere un simile problema occorso ad un dipinto di Mark Rothko vandalizzato nel museo Tate Modern di Londra. Per il caso di Ercolano, l’applicazione ha previsto un adattamento speciale consistito in un impacco assorbente steso in seconda battuta, con tempi di contatto prolungati, per poter estrarre il più possibile la parte di vernice penetrata al di sotto del protettivo ed assorbita dall’intonaco originale.
Le operazioni sono in corso e prevederanno anche il trattamento degli intonaci sottostanti, moderni, anch’essi deturpati da graffiti di altri visitatori sconsiderati del passato (le firme si fermano quasi tutte al 2005/2007). L’intera domus sarà oggetto di un intervento di manutenzione straordinaria, già progettato e la cui gara d’appalto è in fase conclusiva. L’intervento sarà indirizzato alle superfici decorate antiche e gli intonaci moderni dell’atrio e degli ambienti circostanti.
Attualmente si stima che il costo di tali lavori si aggirerà sulle migliaia di euro.
Restauro conservativo delle strutture e delle superfici decorate delle domus più importanti di Ercolano
L’intervento si inserisce nella più ampia attività di manutenzione e restauro programmati che ha il principale scopo di salvaguardare l’area archeologica di Ercolano in forma sostenibile, nel lungo periodo. E di rendere fruibile il patrimonio al pubblico. In particolare, con questo progetto saranno riaperti alla fruizione, dopo molti decenni di chiusura sei delle più importanti domus dell’antica Ercolano: Apollo Citaredo; Atrio a Mosaico; Casa a Graticcio; Colonnato Tuscanico; Mobilio Carbonizzato; Sacello di Legno.
I singoli interventi sono accomunati da un approccio interdisciplinare e dall’obiettivo di portare tanto le strutture quanto le superfici decorate ad un livello di conservazione tale da poter inserire anche queste domus all’interno del sistema di manutenzione ordinaria che il Parco svolge che è la metodologia utilizzata con successo dall’Istituto.
INTERVENTI PROGETTATI
Gli interventi riguardano il patrimonio archeologico, architettonico e gli apparati decorativi delle seguenti domus: Apollo Citaredo; Atrio a Mosaico; Casa a Graticcio; Colonnato Tuscanico; Mobilio Carbonizzato; Sacello di Legno.
Casa dell’Apollo Citaredo
• demolizione e ricostruzione di tutti i solai esistenti con tecniche migliorative rispetto ai solai realizzati in precedenza, ivi compresa la ricostruzione del solaio di copertura del tablino, ora dotato di un’ammalorata copertura in policarbonato su struttura in tubo-giunto ormai ossidata;
• nuova copertura dell’atrio, dettata da necessità di protezione e consolidamento, da realizzare con tecnica mista (provvisoria/definitiva);
• ricostruzione solaio della bottega Thermopolium che si affaccia sul Decumano massimo, dettata da necessità di protezione e consolidamento;
• sostituzione della quasi totalità degli architravi ammalorati (sia in putrelle, sia in c.a. e in legno) con nuove travature in legno costituito da essenze resistenti in ambienti umidi;
• consolidamento delle murature in sommità con cordolature non rigide costituite da muratura armata con strati di fibre di vetro;
• consolidamento delle murature sia mediante operazioni di cuci-scuci, inserimento di diatoni ed iniezioni di malta.
Casa dell’Atrio a Mosaico
• scomposizione e ricomposizione del sistema di copertura solai + tettoie e verande degli ambienti del peristilio orientali;
• scomposizione e ricomposizione copertura inclinata ambiente 35, con nuovo sistema di sostegno contenente la trave di legno carbonizzata;
• diffusa sostituzione di architravi ammalorati, soprattutto in prossimità dell’ingresso secondario alla casa;
• scomposizione e ricomposizione del solaio dell’amb. 7 (parte ribassata della oecus aegyptius);
• scomposizione e ricomposizione della copertura sull’ambiente 31;
• consolidamenti murari negli ambienti ove vanno ricomposti solai e coperture e lungo il colonnato del peristilio
Casa a Graticcio
• completamento della ricomposizione dei solai di copertura del fronte verso il cardo IV, parzialmente eseguita nel 2014;
• scomposizione e ricomposizione della copertura in coppi ed embrici del balcone;
• smontaggio e il rimontaggio integrale del meniano con la sostituzione degli elementi lignei con elementi in legno con essenza resistente all’umidità;
• restauro e ricostruzione parziale dei solai di interpiano senza lo smontaggio dei tramezzi e dei solai di copertura e con il parallelo mantenimento di pavimenti e mobili in situ;
• smontaggio e messa in sicurezza dei gradini appartenenti alle scale carbonizzate con relativa messa in opera di teche calpestabili, protezione degli oggetti e mobili carbonizzati, accesso al balcone esterno e all’ambiente 13;
• trattamento e/o rifacimento degli architravi esistenti ammalorati, rifacimento di alcune delle creste murarie, con previsione di rinforzo di talune con tecniche di ‘muratura armata’: opere di consolidamento murario in alcune aree specifiche;
• accessi/distribuzione piano terra per consentire la circolazione dei visitatori.
Casa del Colonnato Tuscanico
• Scomposizione e ricomposizione del solaio del tablino (amb. 3) la cui struttura lignea risulta particolarmente marcescente, soprattutto a livello di assito;
• interventi di manutenzione straordinaria diffusi con sostituzione di architravi marcescenti o ammalorati e rifacimento delle creste murarie;
• peristilio: riallineamento dei colonnati e ricostruzione critica di capitelli, trabeazione e solaio, con relative operazioni di stacco e ricollocamento dei resti lignei;
• ricostruzione di solai lignei sugli ambienti 17 e 18, ora protetti da una copertura provvisoria;
• scomposizione e ricomposizione del solaio del piccolo ambiente 20, che rappresentava lo sbarco della scala di accesso ai primi piani dal III cardo;
• consolidamenti murari
Casa del Mobilio Carbonizzato
• smontaggio, consolidamento e riposizionamento delle colonne del piano superiore che si affacciano sull’atrio, per consentire la fruibilità in sicurezza dell’atrio da parte del pubblico;
• scomposizione e ricomposizione dei solai degli ambienti 3 e 4 adiacenti all’atrio;
• rifacimento di alcuni architravi che fungono anche da teche per le travi in legno carbonizzato.
Casa del Sacello di Legno
• Pulizia del piano pavimentale in cocciopesto dell’atrio;
• riempimento delle lacune del piano pavimentale dell’atrio;
• sostituzione di alcuni architravi ammalorati;
• consolidamento della scala in muratura.