Si davano da fare per mandare avanti le proprie famiglie Samuel Tafciu, Aurora e Sara Esposito, i tre giovani morti durante l’esplosione avvenuta ad Ercolano mentre stavano lavorando all’interno di una fabbrica abusiva di fuochi d’artificio. Una tragedia che mette in luce ancora una volta il problema del lavoro, troppo spesso rischioso, privo di garanzie e del tutto sottopagato.
Samuel, di origini albanesi ma residente a Ponticelli ormai da anni, aveva accettato quel lavoro pensando al benessere della sua famiglia: a casa aveva una bambina di soli 4 mesi da dover sfamare e quell’impiego gli avrebbe consentito di guadagnare qualche soldo. Come raccontato dalla suocera, pur avendo solo 18 anni, nonostante la sua giovinezza si sarebbe cimentato in svariati lavori pur di mantenere la sua famiglia.
Motivazioni che avrebbero spinto anche le sorelle Sara ed Aurora, gemelle 26enni, ad avvicinarsi a quella nuova occupazione. Vivevano a Marigliano con la mamma, l’altra sorella e una bambina di 5 anni, figlia di Aurora e nipote di Sara, e proprio come Samuel si impegnavano al massimo per contribuire alle spese familiari.
Tre giovanissime vite spezzate, vittime dello stesso crudele destino, per meno di 35 euro: questa sarebbe stata più o meno la paga che avrebbero ricevuto, come rende noto RaiNews. Un compenso che probabilmente non sarebbe bastato nemmeno a condurre una vita dignitosa (se avessero lavorato 7 giorni su 7 non sarebbero riusciti nemmeno a racimolare mille euro) ma che avrebbe fatto comunque comodo ai tre ragazzi, in cerca di lavoro.
Si parla spesso di giovani che “non hanno voglia di lavorare” ma poco si fa attenzione all’altra faccia della medaglia: quella di ragazzi come Samuel, Aurora e Sara disposti ad accettare qualsiasi tipo di impiego pur di ottenere un salario. Retribuzione che, tra l’altro, non hanno fatto nemmeno in tempo a ricevere in quanto per loro quello era stato il primo giorno di lavoro. Un dramma senza fine che ha distrutto tre giovani vite, ha infranto il cuore di due madri, ha privato due bambini dell’amore più puro che c’è: quello di un genitore che fa di tutto pur di vedere la felicità negli occhi dei propri figli.