Pare si occupasse della parte pericolosa del lavoro il giovane Samuel Tafciu, il ragazzo di 18 anni morto, insieme alle sorelle Sara e Aurora Esposito, all’interno della fabbrica abusiva di fuochi d’artificio esplosa ad Ercolano.
Secondo la ricostruzione aggiornata della tragedia, fornita da Il Corriere del Mezzogiorno, sembrerebbe che il 18enne di origini albanesi, ma residente da anni a Ponticelli, svolgesse la mansione più rischiosa maneggiando i cosiddetti botti, per una paga di 250 euro settimanali.
Si presume che l’esplosione sia partita proprio nella zona dove si trovava il ragazzo, probabilmente per questo il suo corpo è stato trovato a cinquanta metri dal luogo dello scoppio, a seguito della potenza dell’esplosione che avrebbe trascinato il cadavere più lontano. Alle sorelle, invece, pare fosse stato affidato il compito di confezionare i fuochi.
“Io sapevo solamente che loro si occupavano di confezionare i botti ma Samuel non entrava mai nei particolari per non farmi preoccupare. Adesso, per questa tragedia, mia figlia di cinque mesi sarà costretta a vivere e crescere senza un padre e nessuno ci ha mai detto, tantomeno P.P. (il proprietario dello stabile adibito a fabbrica abusiva fermato con l’accusa di omicidio volontario, ndr), che era così pericoloso fare questo tipo di lavoro, altrimenti Samuel avrebbe rifiutato” – ha dichiarato la moglie della vittima, una ragazza di 17 anni.
Quanto alle gemelle, stando al racconto della sorella maggiore, avrebbero iniziato a lavorare con i fuochi d’artificio già mesi prima, a domicilio. Il giorno del dramma pare avessero maneggiato per la prima volta un materiale ancor più potente e loro stesse risultavano impaurite.
Intanto è stato condotto in carcere il proprietario dello stabile, intestato formalmente alla figlia 13enne. Nel registro degli indagati figura anche la sua ex compagna, nonché mamma di sua figlia.