Le critiche, quando sono costruttive, sono sempre le benvenute. Napoli è legata storicamente e culturalmente alla Francia e l’intervento del console francese è a difesa della città in cui vive, lontano anni luce dalle invettive denigratorie vive invece più a nord di Napoli, ma più a sud della Francia.. Su Il Mattino l’intervista al diplomatico francese che se da una parte critica lo stato di degrado e d’abbandono di molti dei monumenti e chiese di Napoli, dall’altro da una lettura del prossimo sviluppo che l’attende, ovvero un massiccio investimento per incentivare il turismo
“Napoli ha un patrimonio storico, artistico e culturale straordinario che mi affascina ogni giorno. Per questo mi dispiace vedere alcune chiese, monumenti e luoghi meravigliosi della città ridotti in uno stato di degrado. Penso al Carmine, a piazza San Gaetano, al Plebiscito. So che le istituzioni locali fanno quello che possono e che non ci sono risorse. Ma mi chiedo come sia possibile per i cittadini accettare una situazione del genere. Forse per rilanciare questo tesoro inestimabile ci sarebbe bisogno di un po’ di attivismo”. È un accorato appello quello lanciato dal console generale di Francia e direttore dell’Istituto francese a Napoli, Christian Thimonier, che scende in campo in difesa del territorio: “Siamo pronti a dare una mano perché a questa città ci legano la nostra storia e la nostra cultura”.
Lei è a Napoli da quasi un anno, dopo la missione a Salonicco. Cosa l’ha colpita di più?
“Napoli, come la Campania e il Sud, può e deve ripartire dal turismo. Qui non ci sono grandi industrie ma bellezze architettoniche e paesaggistiche uniche. Occorre puntare con forza su queste risorse e anche la gente deve fornire il proprio contributo. È troppo facile accusare un assessore o scaricare le colpe sugli altri. Associazioni e movimenti, insomma, devono mobilitarsi per cambiare le cose. È giunto il momento di ribellarsi. Ne sono profondamente convinto e come membro di “Italia Nostra” vorrei lavorare in questa direzione. Sono fiducioso, comunque. Con il ministro Bray si può davvero costruire una nuova pagina nella gestione dei beni culturali. Magari con un piano europeo, che unisca Francia e Italia. Condivido, ad esempio, l’idea di dar vita ad una rete per valorizzare le dimore borboniche”.
Qual è la sua idea su piazza del Plebiscito?
«È un peccato che un luogo così affascinante non abbia una vocazione chiara mentre si dovrebbe trovare un punto d’equilibrio tra le varie istanze. Soprattutto in questo caso, infatti, gli anatemi rischiano di essere controproducenti. La mia suggestione – sia permesso a un forestiero esprimersi – sarebbe di trasformare la piazza in una vetrina per i prodotti e le tradizioni partenopee: penso a botteghe artigiane, caffè letterari, iniziative culturali di ampio respiro. Di certo bisogna evitare che il Plebiscito diventi un luna park”.
Lungomare con o senz’auto?
“Il progetto di restituire il lungomare ai cittadini è avvincente ma, a quanto pare, forse difficile da realizzare. Oggi succede che, weekend a parte, talvolta tra via Caracciolo e via Partenope ci siano spazi vuoti. La vera sfida è riempire di contenuti questa bellissima passeggiata”.
I turisti possono sentirsi sicuri all’ombra del Vesuvio?
“È innegabile che, a causa della crisi, ci sia stato un aumento degli episodi di microcriminalità ma Napoli ha gli stessi problemi di altre metropoli europee. Io sono stato scippato a Parigi mentre qui giro tranquillamente da solo per le strade anche di sera. A volte per prevenire incidenti basta essere prudenti. I turisti francesi sanno che non devono indossare il Rolex e non è loro abitudine farlo. Sono in contatto con le forze dell’ordine e ciò che preoccupa gli inquirenti in questo periodo sono le babygang. Per questo vanno rafforzati gli interventi di prevenzione e di educazione alla legalità dei più giovani. È un dovere rispetto al quale non ci tiriamo indietro. Stiamo promuovendo manifestazioni con artisti e intellettuali in vari luoghi della città e speriamo di aiutare tanti ragazzi a rischio ad ampliare i loro orizzonti. A dicembre, poi, organizzeremo una mostra in memoria di Giancarlo Siani, il cronista del Mattino ucciso dalla camorra, d’intesa con Paolo Siani e con il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli”.
I consolati tedesco e britannico hanno ridotto sensibilmente le loro attività nel Sud. Voi cosa farete?
“È un momento difficile per tutti e il rischio di chiudere i battenti è concreto, anche perché ci sono Paesi emergenti dove è necessario assicurare una copertura consolare. Ma il governo francese ha un’indicazione chiara: non possiamo abbandonare il Mezzogiorno, specie in una fase così cruciale. La nostra presenza è strategica, vogliamo sostenere gli oltre 4mila cittadini francesi che vivono e lavorano al Sud e incoraggiare gli investimenti, in particolare nel terziario e nell’enogastronomia. Non molliamo, resteremo qui”.
Intanto, però, la Francia ha “scippato” Cavani al Napoli…
“Il Napoli è una grande squadra e troverà di sicuro altri campioni. Ci sono tanti talenti qui, lasciatene qualcuno anche a noi…”.