Vedere a Napoli, in una sola esposizione, 117 dipinti di Caravaggio, Raffaello e Leonardo da Vinci: “stu fatto a me mme pare strano…/Stongo scetato… dormo, o è fantasia? ”, direbbe Totò, e invece è realtà, seppur sia necessario fare una precisazione di non poco conto. Queste opere, che è possibile vedere all’interno del complesso di San Domenico Maggiore, sono delle riproduzioni digitali ad altissima definizione in scala 1:1, cioè a grandezza naturale, la cui fedeltà all’originale è avvalorata da importanti critici d’arte sia italiani che stranieri. È possibile visitare la mostra, detta “La Mostra Impossibile”, tutti i giorni dalle 10 alle 22, fino al 21 Aprile 2014.
Come è ovvio immaginare, per quanto possa essere di alto livello, nessuna riproduzione può suscitare la stessa emozione generata dal contemplare le increspature di pittura sulla tela, o dal fatto stesso di trovarsi davanti a qualcosa che l’artista abbia toccato in prima persona, ma la digitalizzazione è l’unica possibilità di riunire tutte queste opere in un solo posto e fare quelle comparazioni impossibili da fare se non a distanza di parecchio tempo (quello necessario, ad esempio, a vedere un quadro che si trova a Chicago dopo averne visto uno a Roma) o con l’aiuto di un libro, e quindi con delle riproduzioni dalla definizione e della scala ridotte. Bisogna poi considerare che questa è una buona alternativa per chi non ha la possibilità di viaggiare, per motivi economici, fisici o di altra natura, oltre al fatto che la stessa peculiarità della mostra può avvicinare all’arte giovani e meno giovani che in futuro, magari, si recheranno nei musei per vedere i quadri veri, nella stessa Napoli: più giù c’è scritto tutto.
Napoli – cosa sconosciuta tuttavia perfino a tanti napoletani – offre la possibilità di vedere tre originali del Caravaggio: l’uno è conservato al Pio Monte della Misericordia in via dei Tribunali, il secondo a palazzo Zevallos-Stigliano a via Toledo e il terzo al Museo di Capodimonte. Il primo è intitolato “Sette opere di Misericordia ” ed è la rappresentazione delle stesse: seppellire i morti, visitare i carcerati, dar da mangiare agli affamati, vestire gli ignudi, curare gli infermi, dar da bere agli assetati e ospitare i pellegrini; esso si trova nella chiesa del complesso dietro all’altare maggiore, insieme ad altri sette dipinti di scuola napoletana (sulla quale l’influenza del Caravaggio è stata determinante) raffiguranti singolarmente le opere di misericordia e tra i quali due sono di Luca Giordano. A palazzo Zevallos-Stigliano si può invece ammirare il “Martirio di Sant’Orsola ”, l’ultima fatica artistica del pittore prima della sua morte prematura, assieme ad alcuni stupendi paesaggi di Gaspar van Wittel (il quale italianizzò il suo nome in Gaspare Vanvitelli, padre di Luigi, l’architetto della Reggia di Caserta) e Anton Sminck van Pitloo. L’ultimo si chiama “Flagellazione di Cristo”, del quale è interessante sapere che, grazie a un esame radiografico, si è scoperto che che all’altezza della spalla del flagellante situato sulla destra, vi è un ritratto, si pensa, del committente, Tommaso De Franchis.
Il tutto si trova perciò nel cuore di Napoli: non avete scuse per ignorarlo.