Napoli – “La Camorra fa parte della storia di Napoli come la Mafia della Sicilia”. Questa volta a dirlo non è un politico qualunque, ma il Procuratore Nazionale Antimafia, Franco Roberti. Le dichiarazioni sono state rilasciate durante un’intervista a Tg2000, il telegiornale della rete Tv2000, e sono state riportate in anticipo sul Mattino. Quella del magistrato non è la solita accusa diffamante alla società napoletana, ma viene giustificata incolpando il disinteresse dello Stato.
“Purtroppo elementi strutturali della società campana, siciliana e calabrese – dichiara, infatti, Roberti – sono ancora presenti in queste realtà perché non sono mai stati, fino ad un certo punto, efficacemente combattuti anzi hanno avuto la possibilità d’intessere relazioni con la società civile, il mondo della politica e l’economia. La società civile ci ha fatto affari, i politici le hanno utilizzate per assicurarsi i consensi elettorali e l’economia ha utilizzato i capitali mafiosi per poter prosperare”
“La politica fino ad un certo punto – aggiunge ancora il magistrato – non ha detto no alla mafia”. Per Roberti è solamente dopo il lavoro ed il sacrificio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che la politica si è “accorta” della pericolosità della mafia ed è corsa ai ripari. L’intervento dello Stato, però, non può limitarsi solo al piano giudiziario, ma deve migliorare le condizioni di vita nelle zone interessate: “Se dopo l’intervento giudiziario, che ha ottenuto ottimi risultati, contro il clan dei Casalesi lo Stato non interviene per assicurare condizioni di vivibilità democratiche prima o poi i camorristi faranno ritorno”.
Il magistrato ha concluso parlando anche del fenomeno Gomorra, criticandolo nello stesso modo in cui lo aveva fatto il pm Maresca due settimane fa:“In Italia, essendo un paese democratico in cui è assicurata la libertà di manifestazione del pensiero e la libera manifestazione artistica, non si può impedire alla fiction Gomorra di essere realizzata”. Il problema vero, sostengono entrambi, è che Gomorra mostra solo una realtà di Napoli, quella del crimine, non mostrandone altre e, sopratutto, non offre spazio a chi combatte tutti i giorni contro questa realtà, non nominando nessu personaggio positivo: che sia un poliziotto o un magistrato.