La storia di Zezolla: la vera Cenerentola, napoletana, copiata dai Grimm e Perrault
Lug 03, 2016 - Domenico Ascione
Chi non conosce la favola di Cenerentola? La favola per eccellenza, per molti, la più conosciuta e la più amata dalle bambine. Non c’è bisogno, quindi, di presentarla: sappiamo tutti che la povera orfanella sfuggirà alle angherie della matrigna grazie all’aiuto di una fata e riuscirà a sposare il principe grazie alla scarpetta di cristallo. Siete davvero sicuri che questa sia la storia originale? In realtà, la favola scritta da Perrault e dai fratelli Grimm non è altro che il riadattamento di una fiaba napoletana. Si tratta di “La Gatta Cenerentola”, presente ne “Lo Cunto de li Cunti” di Giambattista Basile, una delle più maestose e complesse opere in Lingua Napoletana.
Come spesso avviene nelle favole di Basile, anche questa è molto più cruda ed “adulta” delle successive versioni, ma, proprio per questo, decisamente più interessante. “La Gatta Cenerentola” è stata resa nota al pubblico grazie, principalmente, allo spettacolo teatrale di Roberto De Simone, poi ripreso anche da Peppe Barra e, negli ultimi tempi, grazie ad un cortometraggio realizzato da alcuni giovani napoletani. Tuttavia, per chi non conoscesse la storia scriviamo un breve riassunto.
C’era una volta un principe rimasto vedovo, ancora giovane, con una figlia che amava più di ogni altra cosa, Zezolla. Per lei il padre aveva fatto chiamare una delle migliori maestre di tutto il regno, Carmosina, donna paziente ed amorevole con la piccola. Tuttavia, l’uomo si innamorò presto di una donna ambiziosa ed arcigna e la sposò. La nuova matrigna maltrattava in continuazione Zezolla, al punto che la bambina arrivò a sfogarsi con la maestra. Carmosina colse subito la palla al balzo per consigliare alla discepola un modo perfetto per disfarsi dell’odiata donna: dopo averle chiesto un vestito vecchio da una cassapanca, la piccola avrebbe dovuto far chiudere il mobile sul cranio della matrigna, uccidendola.
Zezolla non se lo fece ripetere due volte ed in pochi giorni il padre fu nuovamente vedovo per un “tragico incidente”. Trascorso il lutto, la figlia insistette affinché il padre sposasse proprio la sua maestra ed il principe obbedì esaudendo i suoi desideri. Il giorno delle nozze, Zezolla vide una colomba bianca sul suo terrazzino. L’uccello iniziò improvvisamente a parlarle, dicendo: “Quando ti viene voglia di qualcosa, mandala a chiedere alla colomba delle fate nell’isola di Sardegna, ché l’avrai subito”.
Carmosina si dimostrò in pochi giorni peggiore della vecchia matrigna, rivelando di avere sei altre figlie e portandole tutte a vivere nella nuova dimora. Spinto dalla donna, il principe iniziò ad amare più le figlie acquisite che Zezolla, al punto che la giovane fu rilegata a fare da serva e perse anche il suo nome, apostrofata da tutti “Gatta Cenerentola”. Passò qualche anno ed il padre partì per affari all’isola di Sardegna; prima, però, chiese ad ogni figlia cosa volesse come dono al ritorno: mentre le sei sorellastre chiesero abiti pregiati e gioielli, Zezolla ricordò la colomba e chiese al padre di recarsi dalla colomba delle fate, maledicendolo nel caso in cui non avesse esaudito quella strana richiesta.
Il principe, più per paura che per amore, obbedì e, prima di ritornare in patria, si recò alla grotta delle fate dell’isola. Lì gli apparve una fanciulla bellissima che gli diede in dono per la figlia un dattero, una piccola zappa, un secchiello d’oro ed un tovagliolo di seta. Zezolla fu entusiasta per quei particolari doni, piantò il dattero e notte e giorno lo curò e lo innaffiò per farlo crescere. La pianta nacque e sbocciò, ma, al posto di un fiore, apparve la fata che, dopo aver ringraziato la fanciulla per le sue cure, le promise di poter esaudire qualunque desiderio. Zezolla, che trascorreva tutta la vita in casa fra faccende domestiche chiese abiti pregiati una carrozza da vera dama per recarsi alle feste più lussuose.
La fata esaudì il desiderio e la fanciulla andò alla sua prima festa talmente ben vestita che nessuno, nemmeno le sorellastre, la riconobbe. Alla festa si trovava anche il re, scapolo, che appena vide Zezolla si innamorò perdutamente: quando la ragazza andò via, la fece seguire dal suo più fedele servitore per scoprire dove abitasse. La giovane, però, pur di non far scoprire il suo segreto lanciò all’uomo alcuni scudi d’oro e lui, avido, preso dal raccoglierli perse la carrozza. Per molte altre feste Zezolla apparve in tutta la sua bellezza ed, altrettante volte, il servitore cercò invano di seguirla finché, durante un inseguimento più concitato, la ragazza perse una scarpetta.
Il re conservò la calzatura come una reliquia ed indisse la più grande festa mai vista nel regno per trovarne la proprietaria. Nessuna delle dame invitate, però, riuscì a calzare la scarpetta ed il sovrano, scoraggiato, invitò tutti per la sera successiva invitandoli a portare ogni ragazza del regno. A quel punto il principe decise di informare il re di avere un’altra figlia che, tuttavia, non usciva mai di casa. Il sovrano, indispettito dalla cosa, ordinò all’uomo di portare anche quest’altra figlia e che, anzi, lei sarebbe stata la prima al suo cospetto. Zezolla andò e, appena arrivò di fronte al re, la scarpetta per magia volò direttamente a coprire il suo piede. Il re capì tutto e decise di prendere la ragazza per moglie, cosa che Zezolla accettò di buon grado. Le sorellastre e la matrigna, per la vergogna, scapparono via per non vedere il trionfo della “Gatta Cenerentola” che tanto avevano disprezzato.