Raffaele Cutolo lancia una bomba sullo Stato: “Potevo salvare Aldo Moro, fui fermato”
Giu 27, 2016 - Francesco Pipitone
Qualche tempo fa Raffaele Cutolo, boss della Nuova Camorra Organizzata in carcere dal 1979, affermò che se avesse parlato sarebbe caduto lo Stato e non è difficile credergli, visti i casi si cronaca politica e giudiziaria cui abbiamo assistito in Italia nel corso degli ultimi decenni. Una vera e propria bomba la si apprende sulle colonne del Corriere della Sera, dove sono riportate le dichiarazioni di Cutolo secondo le quali egli avrebbe potuto salvare Aldo Moro, nel 1978, se non glielo avesse impedito la Democrazia Cristiana nella persona di Antonio Gava, uno dei politici più potenti nella storia repubblicana d’Italia.
Gava, nato a Castellammare di Stabia, era detto il viceré per l’enorme quantità di voti che era in grado di spostare e ha subìto più processi durante la sua vita, con varie accuse, tra cui quella di associazione mafiosa, reato per il quale fu assolto. Raffaele Cutolo riferisce che fu proprio il veto del politico stabiese a impedirgli di salvare Aldo Moro, rapito dalle Brigate Rosse. Ferdinando Imposimato, il magistrato che all’epoca ricopriva il ruolo di giudice istruttore in merito alla vicenda, pochi anni fa ha affermato che l’omicidio di Moro sarebbe stato voluto proprio dai vertici della DC, facendo i nomi di Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e Nicola Lettieri.
“Era un piano semplice, uomini dell’organizzazione si sarebbero portati, armati, presso l’appartamento, visto che solo 4-5 persone vigilavano sul covo di Moro”, ma arrivò da Roma l’ordine di restare fermi, di non muoversi. Il piano Cutolo l’aveva ideato insieme a un suo uomo di fiducia, Nicolino Selis, facente parte della banda della Magliana poi “promosso” a capozona dal boss nato a Ottaviano. Selis in quel periodo era latitante e si nascondeva proprio nei pressi del rifugio dove le Brigare Rosse tenevano sequestrato Moro. Come andò a finire lo sappiamo.
L’anno successivo, nel 1979, Raffaele Cutolo fu arrestato, ma dalla prigione fece in modo di far rimettere in libertà Ciro Cirillo, politico napoletano della Democrazia Cristiana e fedelissimo proprio di Antonio Gava, preso come ostaggio ancora dalle BR. Per l’operazione non fu necessaria un’irruzione armata, come aveva intenzione di operare per Aldo Moro, ma un grosso riscatto. Poi la menzione di Adalberto Titta, ufficiale dell’Aeronautica che secondo Cutolo avrebbe fatto parte di un servizio segreto clandestino e conosciuto particolari inquietanti sulla strage di Ustica: “Lì è successa una guerra stellare”, gli avrebbe confidato Titta. Costui, ex repubblichino, in ogni caso sarebbe andato da lui principalmente per Cirillo.
Si tratta di dichiarazioni non (ancora) confermate, ma che mettono i brividi se pensiamo all’ipotizzata commistione tra poteri dello Stato, criminalità organizzata, terrorismo, servizi segreti deviati e clandestini. Una pagina della storia d’Italia misteriosa, oscura, sicuramente sporca di sangue. Resta da capire perché Cutolo parli soltanto dopo quasi 30 anni: una voglia improvvisa, prima aveva paura o forse qualcosa che si è rotto?