Si chiama Maria, è napoletana, e dopo esattamente 30 anni cerca il medico che le salvò la vita quando era bambina, il giorno di Sant’Anna del 1986. Era il 26 luglio quando ebbe un grave incidente sull’isola di Ischia che le ha cambiato per sempre la vita.
Ancora oggi, dopo essere diventata moglie e madre, pensa a quegli attimi ricordando come sia stata vicina per lei la morte per annegamento, fino all’intervento di un uomo, un medico, che l’ha soccorsa dalla piccola barca dove si trovava a sua volta con due bambini, più o meno della stessa età che allora aveva Maria.
È proprio la donna a raccontare tutta la sua storia, che vi proponiamo di seguito:
Cerco un dottore che mi ha salvato la vita (26/7/1986 – 26/7/2016). Il giorno di S. Anna di 30 anni fa, a Ischia, ho avuto un incidente che mi ha cambiato la vita, ho imparato a emozionarmi per qualsiasi cosa e ad apprezzare ogni singolo giorno e ogni piccola cosa che mi ha regalato la vita. Questo lo devo anche a due angeli, uno in celo e l’altro in terra, che hanno voluto che io ancora oggi, dopo 30 anni, sia qui a raccontarlo. Non passa giorno che io non pensi a lui, la persona che mi ha salvato la vita e che mi ha dato un’altra opportunità di vivere, di crescere, sposarmi e di avere i miei figli.
Quel giorno ero in barca con la mia famiglia e, mentre percorrevamo il giro dell’isola di Ischia, decisi di mettermi sulla punta, ma all’improvviso le onde alte fecero spezzare la punta e io caddi in mare, passai sotto la barca e il motore mi prese la gamba. Risalii, per fortuna avevavo imparato a nuotare, mi trovai in mezzo al mare e non mi sentivo la gamba. Urlavo “ho perso la gamba”, ma era piegata all’indietro perché rotta in due punti.
In mare, nel nulla, c’era lui con la sua piccola barca con a bordo due bambini, pressappoco la mia età (7 anni). Mi prese per le braccia e mi fece salire sulla sua barca, una scena orribile. Ricorderò sempre le sue parole, “sono un medico”, il mio angelo. Io, in un mare di sangue, nella sua piccola barca con quei bambini che piangevano disperati, che combattevo fra la vita e la morte, sentivo le forze mancare e le voci di tutti disperate, compreso il mio angelo-medico che continuava a parlarmi mentre prendeva la corda di una ciambella di salvataggio.
Me la legò per fermarmi il sangue che continuava ad uscire, sono poi stata portata all’ospedale Rizzoli di Ischia. Le ferite profonde che ancora oggi porto con me mi ricordano, giorno per giorno, quello che é successo. Vorrei incontralo e ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per me. In questo giorno, come negli ultimi 30 anni, lo penso sempre. Grazie grazie grazie.