Ieri pomeriggio una rassegna di colpi da fuoco ha causato la morte di Salvatore Esposito, boss del Cavone (ufficialmente via Francesco Saverio Correra) e di Ciro Marfè, legato agli scenari criminali del Borgo di Sant’Antonio. Rimasto solo ferito, invece, un terzo componente, Pasquale Amodio, il quale è stato soccorso e portato al vecchio Pellegrini.
L’agguato è avvenuto nel vico delle Nocelle e mostra tutta la sostanza di un’operazione di camorra ben organizzata: a dimostrarlo, oltre la dinamica dei fatti, sarebbero i fuochi d’artificio che sono stati sparati in Piazza Mazzini, subito dopo il raid. Come a festeggiare un piano ben riuscito. Gli otto colpi, infatti, inferti al boss Esposito, parrebbero dire che proprio lui sarebbe stato l’obiettivo primario dell’agguato.
E, in effetti, l’uomo era giunto al comando delle piazze di spaccio dopo la guerra per la successione al clan Lepre, pertanto non sarebbero improbabili pericolose inimicizie. Come ad esempio le persone legate all’ex clan di Forcella Giuliano, ai quali pare siano intestati i pesanti mezzi usati per l’agguato. Forse si è trattata di una risposta alla stesa di camorra avvenuta il 26 luglio scorso, in una zona governata dai Mazzarella.
Fatto sta che, in pieno giorno, terrore e spari sono stati seminati in una via molto popolata di Napoli, nel cuore di un quartiere centralissimo. Le persone, udendo i colpi d’arma da fuoco, si sono barricate in case e i negozianti sono rimasti attoniti e in silenzio. Il tutto pare sia avvenuto in pochi secondi. Un’operazione meticolosamente pianificata se si pensa che solo 20 minuti prima c’era un controllo delle forze dell’ordine.