Il Museo MADRE accoglie la personale di Pàdraig Timoney


Si è inaugurata, venerdì 7 febbraio, al Museo MADRE di Napoli, la prima vera personale dell’artista irlandese Pàdraig Timoney. Nato nel 1968, e laureatosi al college Goldsmiths nel 1991, Timoney si è dedicato all’arte in tutte le sue forme, partendo dalle più classiche come la pittura e la scultura, giungendo a quelle più recenti come la fotografia e le istallazioni, senza mai mostrarsi banale, senza mai mostrarsi a disagio, ora nell’una, ora nell’altra.

Curata da Alessandro Rabottini, la mostra, non a caso intitolata “A lu tiempo de…”, celebre incipit del brano “Lo cunto ‘e Masaniello” della Nuova Compagnia di Canto Popolare (1974), è un richiamo proprio a quel tempo che l’artista ha vissuto nei luoghi partenopei, quello stesso tempo, tra il 2004 e il 2011, che l’ha visto figlio adottivo di una madre affettuosa come forse solo Napoli sa fare, prima che Timoney si trasferisse nella Grande Mela, dove tutt’oggi risiede.

La mostra comprende cinquanta opere -o poco più- dell’artista, ed è stata realizzata quasi a conclusione di un ventennio di attività, nella speranza di farne così un bilancio finale.

Pádraig Timoney - meepmeep Popup

Pádraig Timoney – Meepmeep Popup

Quella di Timoney, però, può essere un’arma a doppio taglio; la sua fortuna rappresenta anche la sua disgrazia: lo stile. Il suo stile, infatti, è quello di non avere uno stile definito. L’esposizione, in effetti, se non fosse per la presenza delle opportune label, la si potrebbe confondere con una collettiva di artisti. La non-riconoscibilità non è una mancanza dell’artista, una ricerca del “personale” fallita, bensì il suo fine ultimo. Se per molti, in qualunque arte essi si esprimano, la riconoscibilità è il raggiungimento del più alto e nobile valore, quello di Timoney, è l’esatto opposto. Egli mira alla potenza della comunicazione artistica, libera da stili e schemi e generi e supporti che obblighino così ad un linguaggio unico ed univoco: le immagini hanno un mondo da raccontare e lo fanno in tutte le lingue esistenti. La sua versatilità tecnica ben si coniuga sia col desiderio di rompere le barriere stilistiche sia con la curiosità di sperimentare l’arte in forme sempre nuove ed innovative, come nel caso delle opere delle ‘rifrazioni’. Di qui non soltanto i generi e lo stile diversi da opera a opera, bensì anche l’utilizzo dei materiali: dalla pittura ad olio a quella acrilica, dalla colla di coniglio all’inchiostro per la creazione di sfumature del tutto insolite quanto inedite, dalla tela al gesso, fino a miscelare tutte le sostanze ove lo abbia ritenuto opportuno. E se tutto questo da un lato lo decreta ‘artista poliedrico’ esaltandone le caratteristiche positive, dall’altro -l’arma a doppio taglio- il suo stile, per così dire, ‘non-fisso’, non sempre gli consente di arrivare al pubblico o di ricevere gli auspicati apprezzamenti della critica. Ma questo è un rischio che ogni artista sa di correre, e non può fare altrimenti.

Padraig Timoney - Bombed Coral (2010)

Padraig Timoney – Bombed Coral (2010)

Figlio di tutta l’arte, dunque, abbraccia gli opposti: dall’arte minimalista americana -con la riduzione all’essenziale- fino all’arte informale europea -più complessa. Dal surrealismo di Magritte, al dadaismo di Duchamp, alla pop art di Warhol fino alla varietà stilistica di Polke, è giunto a (con)fondere l’astrattismo col realismo.

Ad accompagnare l’esposizione sarà la più ampia monografia mai realizzata sull’opera dell’artista, prodotta da Electa e curata da Alessandro Rabottini, contenente oltre 140 riproduzioni a colori e saggi.

La mostra sarà presente al MADRE fino al 12 maggio 2014. L’apertura al pubblico è prevista dal lunedì al sabato (martedì escluso) dalle ore 10:00 alle ore 19:30, e la domenica dalle ore 10:00 alle ore 20:00.

Si ricorda che il lunedì l’ingresso al museo è gratuito. Per maggiori informazioni visitare il sito ufficiale del museo.


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