Il napoletano Ivan: fa migliaia di chilometri per visitare gli stadi. Nascerà un’opera inedita
Ott 17, 2016 - Salvatore Russo
Percorsi miglia di chilometri in giro per la Gran Bretagna con due sogni nel cassetto. Ivan Ambrosio, napoletano originario di Gragnano, sta dedicando la sua vita al mondo del calcio. Prima da calciatore nelle serie minori, ora col desiderio di diventare allenatore.
Tornato dall’Inghilterra questa estate, fra due settimane ripartirà alla volta di Manchester dove nel giro di un anno e mezzo dovrebbe portare a compimento la sua prima opera editoriale. Ha girato 100 stadi tra Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord svegliandosi alle prime ore del mattino e ritornando a casa anche a notte fonda. I suoi viaggi sono nati dalla passione per il calcio inglese e raccolti in un libro quando il giovane Ivan toccherà quota 300 stadi. Ci saranno foto degli impianti, dei tour ai quali ha partecipato, la storia delle società e le informazioni utili per potersi recare nelle strutture sportive.
Un’opera che rappresenterà una novità assoluta. Finora nessuno è riuscito a mettere insieme un numero così ampio di impianti in quella che sarà una sorta di guida proposta con la soggettività dell’autore.
“Amo l’Inghilterra, fin dai tempi delle scuole elementari e a 19 anni partii per un viaggio con biglietto di solo andata. Vidi 4 stadi e rimasi scioccato. Sono ritornato in Italia, imparato l’inglese e messo da parte un po’ di soldi. Tra 15 giorni ritornerò sperando di porre le mie radici impianta stabile”.
L’idea di scrivere un libro è nata quasi per caso: “Ero ad appena a 50 stadi visitati quando costruì una pagina facebook ad hoc. Ha riscosso interesse e parlando anche con i miei amici ha partorito l’idea del libro. Ogni stadio ha una storia a sè”.
Il tempo trascorso Oltremanica gli ha consentito di farsi un’idea sulle differenze tra lo spirito sportivo inglese a confronto con quello che si respira nel nostro Paese: “Esistono differenze infinite. Le strutture sono all’avanguardia e il clima prepartita è totalmente diverso. E’ come recarsi in un teatro dove ognuno rimane al suo posto. C’è molto ordine e le strutture anche quelle ultra centenarie posseggono ristoranti e qualcuno anche l’asilo nido. Fai i tuoi negli stadi con un guida che ti spiega tutto, mettendoti a conoscenza di aneddoti sconosciuti. E’ un’altra cultura, un’altra organizzazione”.
Da queste parti il campanilismo esasperato, i problemi di una mancanza di valori condivisi si riflette nei cori da stadio, spesso e volentieri offensivi e dal sapore razzista. Su questo fronte come è messa l’Inghilterra? “20 anni fa c’era il problema hooligans. Risolto quello oggi c’è molto controllo e qualsiasi cosa che non sia ammessa viene spenta sul nascere e ridimensionata. Di insulti rivolti ai rivali non li ho mai sentiti”.
Ma gli inglesi cosa pensano del calcio italiano? “Loro ci ammirano dal punto di vista tattico. Calciatori come Zola, Vialli e Di Canio sono rimasti nei cuori dei tifosi. Complessivamente non sono entusiasti del nostro calcio, in tv non si vede. Ma loro sono diversi, preferiscono andarsi a vedere la partita della squadra della loro città o quartiere anche se gioca in Serie C”.