Dopo un secolo riapre il campanile di Santa Chiara al centro di Napoli
Mar 06, 2014 - Francesco Pipitone
Monastero di Santa Chiara
Dopo oltre un secolo il campanile di Santa Chiara potrà essere riaperto, grazie a un finanziamento di 158.000 mila Euro per la sua messa in sicurezza e il restauro, interventi che permetteranno di nuovo ai cittadini e ai turisti di visitarlo e ammirare il centro storico di Napoli dall’alto. Recentemente, invece, è stato il basamento della torre a beneficiare di un intervento di pulizia dalle scritte vandaliche, piaga che affligge tanti, troppi monumenti della città, oltre che di restauro.
La torre e tutto il complesso di Santa Chiara furono voluti da Roberto d’Angiò e la sua consorte Sancha d’Aragona, devoti a San Francesco e Santa Chiara, e la costruzione è avvenuta tra il 1310 e il 1340, dunque in stile gotico. Nella seconda metà del ‘700 il complesso fu interamente restaurato in chiave barocca, con l’aggiunta di elementi di decorazione sia all’esterno che all’interno della basilica che furono distrutti durante la Seconda Guerra Mondiale un bombardamento degli Alleati, in quale fece crollare il tetto della chiesa e causò un incendio che si riuscì a spegnere solo dopo due giorni. I lavori di ricostruzione ridiedero alla basilica il suo originario aspetto trecentesco, mentre il campanile, già a quel tempo inagibile, conservò il suo aspetto barocco.
Questa dell’intervento sul campanile di Santa Chiara è una buona notizia che si va ad aggiungere a quella, dello scorso 4 Gennaio, dello stanziamento di 100 milioni per il centro storico di Napoli, di cui 75 messi a disposizione dalla Regione Campania. L’altra faccia della medaglia, quella brutta, consiste nella considerazione che se per il centro storico, il più vasto d’Europa e dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, sono stati stanziati così tanti soldi, vuol dire che i monumenti lì situati si trovano in uno stato certamente non ottimo, a volte di pesante degrado, e infatti questa situazione è facilmente riscontrabile visitando il centro stesso.
Credo sia necessario sottolineare come il degrado di una città-museo a cielo aperto come Partenopea non debba essere imputata soltanto alla cattiva gestione da parte degli amministratori e delle autorità, ma pure ai cittadini: penso ai graffiti sull’esterno appena ripulito della Chiesa di San Giovanni Maggiore (qui maggiori dettagli), alle mura greche di Piazza Bellini utilizzate come se fossero cestini per l’immondizia, agli edifici storici, alle fontane e alle statue imbrattati, all’abusivismo come la casa costruita incredibilmente sopra e all’interno di Porta Nolana nell’assoluto silenzio di tutti, e così via dicendo. La speranza è che questi lavori siano occasione e tramite di sensibilizzazione dei cittadini: occasione come educazione, in primis nelle scuole, al rispetto del posto in cui si vive e ai beni culturali, e tramite nel senso di un utilizzo del bello stesso come veicolo idoneo a suscitare il rispetto per la propria ricchezza artistica.