Unione tra marito e moglie ma anche tra razze e culture diverse. Così hanno voluto che fosse il loro matrimonio due giovani sposi napoletani, Nunzia Ricigliano e Marco D’Avanzo, che lunedì 12 giugno prossimo convoleranno a nozze alla presenza di invitati molto speciali. Saranno, infatti, gli immigrati di cui si occupa l’Associazione Antirazzista Interetnica “3 febbraio” ad accompagnare i promessi sposi verso il grande passo.
Il “matrimonio antirazzista”, come lo ha ribattezzato la medesima associazione napoletana, si terrà presso la chiesa del Santissimo Crocifisso e Santa Rita, sita in via Scipione Rovito. Un luogo e un momento molto speciali scelti dai futuri coniugi per lanciare un messaggio di pace e fratellanza al mondo intero.
In un periodo storico in cui molti sono i dissidi tra musulmani e cristiani (sebbene nulla sia in realtà imputabile ad uno scontro religioso) e in cui l’Europa sta chiudendo le proprie frontiere a chi scappa dalle numerose guerre che dilaniano l’Africa e il Medio Oriente arriva, dunque, da Napoli – terra di incroci e convivenze culturali millenarie – un simbolico eppure significativo invito al rispetto di tutti, al di là della propria fede religiosa, del colore della pelle, della propria cultura.
Un invito accolto, ovviamente, con grande entusiasmo dagli immigrati e dall’associazione “3 febbraio”, che ha così commentato l’insolita richiesta: “È la prima volta che ci succede di essere invitati ad una iniziativa del genere e pensiamo sia la prima volta che in questo Paese è espressa così chiaramente la volontà di accogliere la gente del mondo in una occasione di questo tipo. Riflettano quindi i razzisti, gli ignoranti, la gente che ha paura dell’altro, ma riflettano ancora di più le persone solidali e chi cerca di vivere una vita più degna giorno per giorno“.
Una vita, quella insieme, che i due napoletani hanno deciso di cominciare, per giunta, proprio con il viaggio di nozze in Africa, per ammirare le bellezze del continente, ma soprattutto per scoprire più da vicino le condizioni nelle quali molti africani sono costretti a vivere.