Napoli unica città italiana ad essere stata scelta come soggetto per i film dei fratelli Lumière
Per questo primo appuntamento con la rubrica “L’illusione del cinema“, abbiamo scelto di parlare dei vagiti della settima arte, cioè dei fratelli Lumière i quali scelsero solo Napoli tra le città italiane come soggetto per le loro riprese.
Gli appassionati di quest’arte sicuramente sapranno che l’invenzione del cinema viene generalmente attribuita ai fratelli Louis e Auguste Lumière, i quali a Lione nel 1894 brevettarono il loro “cinematografo”. In realtà, nello stesso periodo, furono brevettati circa 800 oggetti simili in tutto il mondo, tra cui il kinetoscopio di Thomas Edison, che era costruito come una scatola all’interno della quale si succedevano fotografie rapidamente, visibili tramite una fessura posta sulla sommità della scatola. Per questo motivo, il cinema costituisce una vera e propria arte paragonabile a tutte le altre: essa è nata naturalmente, come necessità di espressione di tutti gli uomini.
Tuttavia, i motivi che fanno risalire ai fratelli Lumière l’invenzione del cinema sono due: innanzitutto perché il loro cinematografo era più piccolo e maneggevole, quindi più facilmente trasportabile, e soprattutto perché proiettava le immagini riprese verso l’esterno, di modo che potessero essere guardate da un pubblico più vasto possibile. Il mezzo dei Lumière aveva, dunque, quelle caratteristiche peculiari che hanno reso, col tempo, la settima arte un’affermata istituzione sociale.
I due fratelli, però, dichiararono da subito che non credevano in un eventuale successo del cinema, ma, anzi, ritenevano che ben presto sarebbe fallito e sarebbe stato dimenticato da tutti, passando nella storia dell’uomo come una meteora. Nonostante ciò, capirono subito il modo in cui sfruttare quest’invenzione per guadagnare: puntando sulla vanità della classe borghese, quella che avrebbe amato e che si sarebbe sentita in qualche modo privilegiata nel vedersi immortalata e mostrata dinanzi ad una grande platea, i Lumière pubblicizzavano il loro lavoro stampando dei volantini in cui indicavano l’ora, il giorno e il luogo in cui si sarebbero fatte le riprese. In questo modo, quindi, le persone, curiose di rivedersi sullo schermo, non solo si sarebbero fatte riprendere ma avrebbero anche pagato il biglietto per potersi guardare. Dopo le prime proiezioni, in particolare quelle nella capitale francese, il loro giudizio sul cinema fu ben presto smentito: molti spettatori, tra cui Georges Méliès, furono tanto colpiti da comprare la loro macchina e iniziare a girare loro stessi dei cortometraggi. L’avvento del cinema era dunque iniziato.
Molti critici cinematografici, compreso Jean-Luc Godard, considerano i fratelli Lumière quali iniziatori del genere documentario, con il quale appunto si testimonia la realtà dell’uomo. Nella produzione cinematografica dei due inventori francesi possiamo notare come le città scelte siano effettivamente poche, data la difficoltà di allora nello spostarsi di città in città.
Oltre, ovviamente, ad aver scelto Lione, dove Louis e Auguste avevano costruito il cinematografo, girarono film anche a Parigi, tappa immancabile dal momento che a quel tempo rappresentava il centro culturale d’Europa, scelsero anche la Spagna, senza specificare la città, e l’Italia.
Ciò che colpisce di quest’ultima scelta è che i Lumière vollero catturare i panorami di una sola città italiana: Napoli. Nel 1898, nonostante Napoli e tutto l’ormai decaduto Regno delle Due Sicilie fossero stati depredati e saccheggiati da tempo, la città manteneva ancora quel fascino irresistibile che era riuscito ad incantare molti dei più grandi artisti di tutti i tempi. Non sembra, dunque, così inspiegabile la volontà di riprendere la bellezza di Napoli da parte dei due cinematografisti.
Data la limitatezza del mezzo, le pellicole erano in bianco e nero, a inquadratura fissa e con profondità di campo, ma, anche senza la definizione cui oggi siamo abituati, è possibile riconoscere la bellezza intramontabile, quasi dolorosa tanto è travolgente, che Partenope emana da ogni angolo inquadrato.
Nei film, che alla fine di quest’articolo possiamo trovare unificati in un unico videoclip, è possibile ammirare scene di vita quotidiana presso il quartiere di Santa Lucia, via Marina, via Toledo e il Porto: una prova della laboriosità dei suoi attivi cittadini, ma anche della loro inimitabile vitalità, evidente nel fervore delle passeggiate lungo strade che già allora erano caratterizzate da negozi con vetrine e non più imbonitori, cosa familiare solo alle grandi capitali.
Non poteva, poi, mancare l’anima di Napoli: il Vesuvio, una delle più grandi testimonianze della straziante bellezza che la Natura abbia voluto donare all’uomo, è presente nella pellicola dei Lumière come un silenzioso ma ugualmente minaccioso guardiano che regna sovrano nel Golfo e che, con le sue voluttuose forme, seduce chi l’osserva come la sirena Partenope era solita fare col suo melodioso canto.
Come ogni arte, il cinema tocca la sensibilità e l’emotività dello spettatore suscitando, spesso, emozioni differenti e contrastanti. Per questo motivo, vorrei invitare i lettori a commentare l’articolo spiegando il proprio punto di vista e le sensazioni che queste immagini hanno suscitato in voi.
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