Ormai lo conoscono tutti Andrej Godina, l’assaggiatore di caffè triestino, che ha scritto la tesi di dottorato su Illy e che ha bocciato il caffè che si beve nei bar a Napoli, definendolo rancido. Dopo la bufera che si è scatenata contro di lui, condannato anche dai suoi colleghi per aver assaggiato solo 9 caffè e non aver agito, come è di regola, in gruppo bensì da solo e dopo la tirata di orecchie ricevuta persino dal direttore dell’Università di Illy (il quale si è chiesto stupito come mai, per Andrej, fosse la prima visita a Napoli dato il suo mestiere), Godina si è scusato con la città di Napoli affermando di non aver voluto essere offensivo, e restando fermo sulla propria opinione si è detto disponibile a un confronto con altri assaggiatori.
L’ufficio stampa ha diffuso questo comunicato, che vi proponiamo integralmente:
A chi lo accusa di aver dato un giudizio soggettivo e non imparziale, Godina risponde così: “Ho una lunga esperienza nel campo dell’assaggio del caffè e, nel corso degli anni, mi sono confrontato con torrefattori di tutta Italia ed anche all’estero. So bene che girando nelle diverse regioni italiane cambiano anche i gusti in fatto di caffè. Tuttavia esiste una condivisa definizione di caffè espresso, ossia una bevanda estratta in base ad un preciso metodo e caratterizzata in superficie da una crema spessa, con una tessitura più o meno fine e una certa persistenza. Detto questo, al di là della percezione delle note aromatiche che può avere un certo grado di soggettività, sono i difetti del prodotto ad essere oggettivamente riscontrabili. Per difetti si intendono, ad esempio, i sentori di muffa, legno o terra che derivano da una materia prima di scarsa qualità, oppure un aroma rancido imputabile alla non corretta conservazione del caffè e alla insufficiente pulizia della macchina e del macinacaffè, infine anche il tipico aroma di bruciato che può essere causato da una tostatura eccessiva oppure da errori in fase di estrazione dell’espresso”.
Andrej Godina è cresciuto nell’ambiente del caffè e ha studiato in profondità la materia, anche grazie ad un dottorato di ricerca. È stato coinvolto nell’inchiesta in qualità di consulente specializzato super partes che, sì, ha collaborato con tante importanti torrefazioni ed aziende del caffè in tutta Italia ma è indipendente da qualsiasi realtà commerciale. Nell’ultimo anno, è stato tra i promotori di un evento itinerante, “Io bevo caffè di qualità”, per un approccio al caffè più consapevole che ha coinvolto consumatori e operatori in un percorso di degustazione attraverso diverse tecniche di estrazione e ha registrato ottimi risultati di pubblico. È proprio questo il focus da non perdere di vista, come afferma Andrej Godina: “Il mio intento non è quello di attaccare la tradizione e la cultura napoletana del caffè. Se è arrivato questo messaggio, mi scuso con tutti i cittadini di Napoli nel rispetto delle loro abitudini e dei gusti a cui sono giustamente affezionati. Quello per cui io combatto è la qualità oggettiva del caffè inteso sia come materia prima sia come risultato in tazza offerto al bar. Così come, in Italia, è stata sdoganata la cultura del buon vino, ci dobbiamo unire per diffondere la conoscenza del buon caffè. Con la divulgazione e con un approfondimento della materia, dalla pianta alla tazza, prosegue Godina: “sapremo riconoscere l’effettiva qualità, premiarla e dare finalmente un valore aggiunto a un prodotto che amiamo molto ma che, purtroppo, mediamente conosciamo ancora poco. E, sottolineo, parlo di “media”, perchè lungo tutta la Penisola ci sono tanti bravi baristi che conoscono a fondo il caffè e sanno offrire eccellenti espressi”.