Don Aniello Manganiello è stato per sedici anni il parroco di Santa Maria della Provvidenza, chiesa nel cuore del quartiere di Scampia. Anno dopo anno il prete ha portato avanti una sfida costante alla criminalità, strappando i giovani dalla manovalanza della camorra ed introducendoli alla fede ed al mondo del lavoro.
Nonostante le minacce costanti, don Aniello ha salvato centinaia di famiglie ed, anche adesso che è stato trasferito a Pescara, le sue associazioni continuano ad essere un punto di riferimento per la martoriata periferia.
Basti pensare all’“Oratorio Don Guanella”, che ogni anno trasforma i giovani di Scampia in promesse del calcio ambite dalle migliori società sportive: “Abbiamo avuto ragazzi che ora giocano in squadre di serie B di Lega Pro. – spiega il prete in un’intervista de “Il Giornale” – Ci sono storie di giovani allenatori che, dopo un lungo trascorso di scelte malavitose e detenzione, oggi nell’associazione oratorio don Guanella, svolgono con professionalità il servizio di allenatori e sono grandemente apprezzati”.
Nella stessa intervista spiega anche che è stata la sua attività a costargli, probabilmente, l’allontanamento dal territorio: “Probabilmente il modo di fare e il fatto di portare avanti la pastorale parrocchiale non erano graditi a qualcuno. Ma alla fine non è stato un male, perché l’esperienza di Scampia mi ha aperto tanti orizzonti sul campo della legalità e della solidarietà. Mi porto dentro una grande nostalgia di Scampia e tornarci stabilmente mi renderebbe felice”.
Infatti, Don Aniello continua ad interessarsi dei problemi del suo ex territorio: nel corso dell’intervista spiega la sua visione sui nuovi crimini commessi dai clan e le sue preoccupazioni a riguardo. In particolare, il prete è molto critico sulla campagna mediatica che tende sempre a descrivere Scampia come una zona controllata dalla camorra, dove tutti sono affiliati ai clan, telecamere che spesso e volentieri ignorano le bellezze e le speranze che cercano di emergere dalle vele di amianto.
Don Aniello, ad esempio, si dichiara assolutamente turbato dal successo della serie TV Gomorra: “Per scelta non ho visto le serie precedenti e non seguirò nemmeno la prossima. La ritengo una vergognosa spettacolarizzazione del male, che c’è, ma non è un male assoluto che condiziona e distrugge tutto il resto che c’è di buono, ma che non viene evidenziato. Il motivo oramai è chiaro: fare cassetta. Hanno scoperto che è un tema che tira”
“Scampia non è Gomorra – continua accusando lo scrittore Roberto Saviano per questo accostamento – perché Gomorra è una città biblica in cui non ci sono nemmeno 10 giusti perché Dio possa risparmiarla. Non mi pare che Scampia sia in queste condizioni. Avrebbe potuto raccontare storie di conversione e di riscatto e ce ne sono tante”.