Precisiamo subito: Enrico Mentana è uno dei migliori giornalisti italiani ed è il direttore, a nostro avviso, del miglior telegiornale nazionale, il TG La7.
Il direttore, tuttavia, sembra avere una particolare inclinazione a fare battutine che ai napoletani fanno poco piacere. Nel marzo del 2015, alla trasmissione Che Tempo Che Fa condotta da Fabio Fazio, per commentare un’applicazione di Twitter che permetteva di filmare e mandare in diretta ogni tipo di news, ebbe a dire che «È come la cintura di sicurezza a Napoli».
Ieri sera è andata invece in onda la Maratona Mentana per approfondire il tema del referendum in Catalogna. Ospiti in studio Antonio Polito, Mario Sechi, Marcello Sorgi e Marco Damilano.
Commentando le immagini di violenza provenienti da Barcellona, ma anche il modo in cui è stata organizzata la votazione, Mentana afferma:
«Se non ci fosse il flusso di simpatia che c’è ognuno direbbe “Ma che diavolo di referendum è?”. Con le schede stampate a casa, ognuno che vota dove gli pare, la testimonianza del nostro Ficoneri che diceva che al seggio chiunque vedeva come votava chiunque […] È meglio vincere un referendum un po’ napoletano…».
Mentana chiede scusa ad Angelo Polito (napoletano, ex direttore del Corriere del Mezzogiorno, che nel marzo 2015 affermò che “I meridionali sono una piaga infetta che affossa tutto il paese”). In studio si ridacchia e Polito risponde: «Una primaria insomma, come una primaria di Napoli». Il richiamo è alle primarie del PD a Napoli, di inizio 2016, travolte dallo scandalo brogli.
Poi ancora il direttore Mentana:
«Ecco, ma non del PD [ridono] È come vincere… meglio vincere un referendum un po’ napoletano che perdere, rischiare di perdere con i manganelli».
Un referendum, insomma, “napoletano” perché per Mentana sarebbe fatto alla buona, contraffatto. Proprio quest’ultimo termine avrebbe potuto utilizzare per definire il referendum in Catalogna, oppure qualche suo sinonimo, e invece ha scelto di definirlo “napoletano”. Brogli in primarie del PD sono avvenuti anche in altre città e in regioni diverse dalla Campania.
Chissà se la prossima notizia di corruzione la definirà “milanese”, “veneta”, “romana”, “piemontese”, “friulana”, “toscana” chiamando alla mente gli scandali Expo, Mose, Mafia Capitale, rimborsopoli in Piemonte e Friuli Venezia Giulia, Banca Etruria.
Chissà perché, nel paese del malcostume, è Napoli l’emblema di tutti i mali nonostante i maggiori scandali mettano in (cattiva) luce altre città, altre regioni. Non sarà che, forse, è vero che gli italiani siano un po’ razzisti coi napoletani? Giusto un pizzico!
Per ascoltare le frasi incriminate cominciate a guardare dal minuto 1.43.50