Era il 6 Novembre 2004, quando Antonio Landieri, moriva per mano della camorra.
Ennesima vittima per sbaglio della criminalità, ennesimo errore ed ennesimo scambio di persona. Uno sbaglio che è costato la vita ad un giovane di 25 anni, affetto da un paralisi che gli comportava diverse difficoltà motorie, le stesse che in quel giorno dell’agguato non gli hanno permesso di correre via e schivare quei due colpi mortali che lo hanno colpito alla schiena, lasciandolo esanime davanti gli occhi sconvolti degli amici, i quali se la sono cavata solo con diverse lesioni alle gambe. Infatti il gruppetto dei 5 ragazzi, bersaglio ingiusto dei criminali, erano stati scambiati per spacciatori e puniti da uno dei clan di Scampia, in continua lotta tra di loro per strappare ai rivali criminali l’egemonia sulla periferia di Napoli, “ricca fonte” di guadagni per lo spaccio di sostanze stupefacenti.
Purtroppo solo dopo lunghe indagini, Antonio venne riconosciuto dallo Stato come vittima innocente della camorra. E a soffrire di tutto ciò è stata la famiglia, che ha dovuto non solo vivere il dramma di aver perso un proprio caro, per errore, ma soprattutto assistere alla denigrazione pubblica della sua memoria, per troppo tempo ritenuto e condannato, ingiustamente, dalla stampa come un criminale internazionale. E per tale, privato anche di funerali pubblici.
Solo l’anno scorso nel Gennaio 2016, i colpevoli sono stati arrestati: Cesare Pagano, mandante dell’omicidio, Giovanni Esposito, Gennaro Notturno, Davide Francescone e Ciro Caiazza, esecutori materiali.
E tra le tante iniziative e tributi in memoria del povero Antonio, ieri è stato inaugurato a Scampia lo Stadio Comunale, dedicato proprio al 25enne disabile. All’inaugurazione sono accorse tante personalità importanti della politica napoletana, come il sindaco di Napoli De Magistris, tutte le associazioni che combattono con la cultura e l’educazioni la criminalità e anche quasi tutte le famiglie che hanno perso, come in questo caso, per sbaglio i propri cari.
La mamma di Antonio, Raffaella, come riporta La Repubblica, ha così commentato questa bella iniziativa in onore di Antonio:
“Antonio è rinato, ci sono voluti 13 anni per avere giustizia. Mio figlio fu definito un delinquente, gli negarono i funerali. Ma oggi ha vinto, il quartiere si è ribellato per la sua morte. Antonio qui guardava gli amici giocare, lui non poteva“.
Un gesto importante, un progetto che si erge contro coloro che si ritengono i più forti, ma la giustizia e la legalità, anche se con tempi lunghi, vincerà sempre.
“Ora i ragazzi penseranno a lui – aggiunge Raffaella – prima di dare un calcio a un pallone, è un risarcimento: non a caso splende il sole”.