Il regista napoletano Francesco Rosi: l’ideatore del cinema d’inchiesta italiano
Ago 11, 2018 - Marco Visconti
Francesco Rosi a Parigi sul set del film “Carmen”. Fonte: https://www.nytimes.com/2015/01/13/movies/francesco-rosi-giant-of-italian-cinema-dies-at-92-.html
Il grande regista nasce il 15 novembre 1922 a Napoli nel rione di Montecalvario, da madre napoletana e padre calabrese. Francesco Rosi è stato un uomo pieno di energia, durante gli anni del fascismo s’iscrive a giurisprudenza alla “Federico II” di Napoli, ma non si laureerà, lavora per diverse mittenti radiofoniche, collabora con alcune redazioni, entra in una compagnia teatrale e diventa assistente di teatro con Ettore Giannini per 2 anni. Il suo sogno, però, è diventare un regista.
Prepara un saggio dei Malavoglia di Verga per accedere al Centro sperimentale di cinematografia. Qui, grazie all’intermediazione dei suoi amici conosce uno dei padri del neorealismo italiano: Luchino Visconti. Quest’ultimo lo assume come aiuto regista nel film “La terra trema” (1947).
Visconti è stato per Rosi un grande mentore, a proposito della sua esperienza nei panni di aiuto regista riporto le sue parole prese da un’intervista:
“ Visconti è stato un grandissimo maestro … in questa meravigliosa esperienza (La terra trema) … per me è stato come fare scienze sperimentale, l’università, avere 2 o 3 lauree…”.
Inizia così la sua lunga attività di aiuto regista, collabora nuovamente con Luchino Visconti e altri come Vittorio Gassman, Goffredo Alessandrini e il già citato Ettore Giannini.
Esordisce con il suo primo lungometraggio, “La sfida” (1958). Il film è ambientato a Napoli, i protagonisti sono persone comuni, povere, che subiscono la povertà materiale dell’immediato dopoguerra, e quindi si dedicano ad attività illecite sempre più redditizie.
Negli anni ’60 determina una vera svolta nell’ambito della cinematografia, è il primo a occuparsi del cinema d’inchiesta, gira il film “Salvatore Giuliano” (1962), si tratta di un bandito siciliano che opera tra gli anni 30 – 40 del ‘900 nella Sicilia occidentale. Dirige diverse attività con la sua banda, fa azioni criminose e terroristiche, oltre a essere uno dei massimi promotori dell’EVIS, cioè favorevole all’indipendenza della Sicilia dall’Italia. Il regista descrive con minuzia l’esperienza del bandito attraverso dei flashback senza rispettare un ordine cronologico dei fatti. Ottiene due premiazioni, rispettivamente l’Orso d’argento al Festival di Berlino e il Nastro d’argento come miglior regista. Il film d’inchiesta “Le mani sulla città” esce nelle sale cinematografiche l’anno seguente, il regista descrive la speculazione edilizia a Napoli che nasce in un sodalizio tra malavitosi e alti organi dello Stato. Il regista viene premiato con un Leone d’Oro al Festival, e candidato a due Nastri d’argento come miglior regista e miglior soggetto scritto. Alcuni anni dopo gira “Uomini contro” (1970), tratta della Grande Guerra degli italiani, i protagonisti sono soldati che hanno ingiustamente sacrificato la propria vita per mezzo degli ordini di generali negligenti.
Un altro film di grande rilievo che gli fa ottenere la Palma d’Oro è “Il caso Mattei” (1972). Enrico Mattei è stato vicepresidente dell’Agip, poi presidente dell’Eni e deputato della Dc, muore a causa di un incidente aereo, tuttavia non sono mai state chiarite le cause dell’incidente. Il regista ripercorre tutta la vita di Enrico Mattei, si avvale di due giornalisti, ossia Nelio Minuzzo e Tito Di Stefano, direttore dell’ufficio stampa dell’Eni. Il fine è divulgare il profilo di questo personaggio al grande pubblico. Ripeto alcune parole prese dal regista in un’altra intervista:
“La maggior parte della gente non sapeva chi fosse Mattei e per quale motivo fosse così noto internazionalmente, cioè quale fosse la sua strategia per assicurare l’energia, e quindi il petrolio all’Italia. Ora, di Petrolio Mattei non ne trovò molto in Italia ne trovò poco, ma trovò molto metano e da questa disponibilità è nata la possibilità delle industrie italiane di avere a disposizione l’energia per poter praticamente produrre. L’altra cosa importantissima è stata quella di pensare che i Paesi produttori di energia, quindi di petrolio o metano, fossero messi direttamente in contatto con i Paesi consumatori. Questa è stata la grande invenzione di Mattei. Naturalmente questo dava fastidio a quel pool di società internazionali, che fino ad allora erano stati gli indiscussi padroni della produzione del petrolio … ”.
Seguono tanti altri film: “Lucky Luciano” (1973), “Cadaveri eccellenti” (1975), “Cristo si è fermato a Eboli” (1979), “Tre fratelli” (1981), “Carmen” (1984), “Cronaca di una morte annunciata” (1987), “Dimenticare Palermo” (1990). Napoli ricompare nel cortometraggio “12 autori per 12 città” (1990), ossia 12 importanti registi presentano 12 mirabili città italiane in onore della Coppa del mondo di Calcio, Francesco Rosi presenta la sua città, Napoli. Questa è protagonista anche nel film – inchiesta “Diario napoletano” (1992), il regista cammina per le strade di Napoli scrutando la delinquenza giovanile e i risultati del mercato della droga. Vede nella città un mix tra scoraggiamento e una speranza rivolta al futuro nel restituire il suo bel volto.
Rosi riceve un David di Donatello per il film “La tregua” (1997), ispirato al romanzo di Primo Levi. I protagonisti sono degli italiani scampati dai forni crematori di Auschwitz che ritornano alle proprie case. Negli anni 2000 si occupa nell’ambito della regia teatrale, il 12 maggio 2012 ottiene il Leone d’oro alla carriera alla Biennale di Venezia.
Il regista napoletano si spegne all’età di 95 anni a Roma, il 10 gennaio 2015.
Sitografia:
http://anpi.it/media/uploads/patria/2015/34-36_DARBELA_n.1-2_2015.pdf
http://www.treccani.it/enciclopedia/enrico-mattei/