Teatro Nuovo di Napoli. Un gioiello di architettura teatrale
Mag 25, 2014 - Roberta Esposito
Un quadro della rivista Bacco, Tabacco e Venere. Totò tra Titina De Filippo(a destra) e Lia Thomas. Tratto da F. De Filippis, Il teatro "Nuovo di Napoli, 1967
Quando si parla di Napoli non si può non pensare al teatro, perché Napoli è teatro!
Passeggiare per la città significa attraversare un palcoscenico, assistere ad uno spettacolo spiando da dietro alle quinte.
Ma a parte l’innata indole teatrale che caratterizza la nostra bella città, il teatro napoletano è una delle più antiche e conosciute tradizioni artistiche di Napoli, e il suo contributo al teatro italiano è fondamentale.
A partire dalla prima metà del Settecento, nell’ambito del teatro napoletano trionfa il genere dell’opera buffa. Questo rese necessario allestire per gli spettacoli nuove sedi e sorse così un gioiellino dell’architettura teatrale: Il Teatro Nuovo di Napoli, nel cuore dei Quartieri Spagnoli. Il Teatro Nuovo fu fatto costruire da due impresari, Giacomo De Laurentiis ed Angelo Carasale, come scrive Benedetto Croce in “I Teatri di Napoli”: “Nel 1724, come sappiamo, costruì (Angelo Carasale) col De Laurentiis il Teatro Nuovo e nel 1725 ne teneva l’appalto”.
Il teatro fu costruito su progetto di Domenico Antonio Vaccaro sfruttando il poco spazio a disposizione tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli, dimostrando in ciò tutta la sua qualità di architetto. A riguardo il De Filippis scrive, nel testo “il teatro Nuovo di Napoli”: “nel teatro dimostrò il suo magistero tecnico riuscendo ad innalzare sull’area di un piccolo giardino del popolare rione, un piccolo teatro che fu giudicato un vero gioiello di architettura teatrale”.Infatti Domenico Antonio Vaccaro adotta il tipico modello del teatro all’italiana, ovvero a “ferro di cavallo”, tipologia affermatasi a Roma negli anni trenta del Settecento e che trova applicazione a Napoli, su scala monumentale, nel teatro San Carlo. Il teatro aveva una platea larga appena ottanta palmi, capace di contenere duecento posti a sedere, l’interno era riccamente decorato e formato da cinque file di tredici palchi ognuno. Purtroppo dell’antico Teatro Nuovo non resta alcuna stampa o disegno che rappresenti il suo aspetto originario.
Il Teatro Nuovo fu distrutto da un primo incendio nel 1861, ricostruito, divenne dopo molti anni luogo di rappresentazione della prosa dialettale napoletana. Vi si rappresentarono le commedie di Eduardo Scarpetta e vi recitò il giovane Raffaele Viviani, fino ad arrivare al 1929, quando vi recitò Totò e al 1930 con i De Filippo. Nel 1935 fu distrutto da un secondo incendio e solo quasi cinquant’anni dopo fu ripristinato grazie ad Angelo Montella e Igina di Napoli.
Oggi, il Teatro Nuovo è una realtà culturale consolidata, costituendo uno dei più interessanti teatri di sperimentazione. Rappresenta uno strumento per la valorizzazione del quartiere e luogo di riferimento e formazione per tutti i giovani che vogliono intraprendere una carriera nel mondo del teatro e allo stesso tempo garantisce una vasta offerta teatrale.