Questa notizia ha portato la procura di Treviso a formulare un’accusa di una gravità enorme contro la donna, oggi residente a Sacile, in provincia di Pordenone. Nei confronti della donna si è celebrata la seconda udienza del processo: alla sbarra sono finiti sia lei che l’amico di Napoli, entrambi con l’accusa di diffusione di materiale pedopornografico. Gli inquirenti nel computer del napoletano, oltre a ritrovare le foto della ragazzina, hanno ritrovato anche delle foto pedopornografiche di bambini di 5 anni.
I fatti che sono oggetto del processo risalgono al 2012 e si sono svolti a Conegliano Veneto, piccolo comune del Nordest italiano. A scoprire tutto il padre della ragazza, che all’epoca dei fatti decise di non parlarne con nessuno. Poi si confidò con la suocera, ma anche in quel caso nessuno fece parola di quello che era stato scoperto.
Così è passato quasi un anno fino a quando, nel giugno del 2013, proprio il papà della vittima ha chiesto aiuto all’assessore al sociale del comune trevigiano.
“Si è presentato con un tablet – riporta il quotidiano Tribuna di Treviso – e mi ha fatto vedere i video. Sono rimasto sconvolto sia per il contenuto sia per la superficialità con cui mi ha mostrato due video hard con moglie e figlia”.
Così, sono scattate le indagini che hanno portato al processo della donna. La ragazzina, già prima della tremenda esperienza era stata affidata ad una comunità. I servizi sociali, infatti, in una relazione al tribunale per i minori, la ritenevano immersa in una “situazione famigliare non adeguata”.
Lo stesso tribunale ha poi tolto la potestà ai genitori della ragazzina che ha poi dovuto seguire un lunghissimo iter riabilitativo.