Torna a far parlare di sé Genny ‘a Carogna, il famoso capo ultrà protagonista della partita della finale di Coppa Italia del 2014, quando morì il giovane Ciro Esposito.
Arrestato per traffico di droga, tuttora collaboratore di giustizia, si pensa abbia preso questa decisione per accudire suo figlio. Non avrebbe potuto se fosse andato in carcere, 16 gli anni presi in primo grado.
In un verbale depositato presso la cancelleria della quarta sezione della Corte di Appello, Gennaro De Tommaso, la scorsa primavera, fa il nome del Pocho Ezequiel Lavezzi, allora giocatore del Napoli e capocannoniere della squadra.
Secondo il racconto di De Tommaso, come riportato dal Corriere del Mezzogiorno, il calciatore si trovava all’interno di una nota discoteca dove si spacciava regolarmente droga, Genny ‘a carogna dichiara di averlo incontrato e, sapendo bene cosa succedeva nelle mura di quel locale, decise di rimproverarlo intimandogli di tornare a casa. Tra i due nacque una lite animata che si placò poco dopo.
L’uomo stupendosi di averlo trovato lì, dichiarò in seguito che uno famoso e sotto i riflettori come lui, “Non se la doveva fare in un posto così dove girava troppa cocaina”.
Il giorno successivo De Tommaso si recò a Castel Volturno, dove la squadra si allena, proprio per poter chiarire la vicenda della sera passata, chiarimento verificatosi con il direttore sportivo Pier Paolo Marino.
Questo gesto però, nonostante la rappacificazione, non andò tanto a genio al boss Antonio Lo Russo, amico dell’argentino che minacciò Genny di non farlo mai più e fece attaccare in seguito in curva uno striscione con su scritto :” Il Pocho non si tocca“.