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Video. Whirlpool – Governo: fumata nera. Lavoratori bloccano autostrada


Si è concluso con un nulla di fatto l’incontro a Roma tra i vertici italiani della Whirlpool e il Governo. Al tavolo di discussione il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli.

Il futuro dei circa 450 lavoratori dello stabilimento napoletano continua a essere a rischio. L’azienda americana infatti è rimasta sulle stesse posizioni di qualche mese fa confermando l’ intenzione di cedere l’azienda di Via Argine a partire dal 1 novembre.

Amareggiati il premier e il ministro che, intervistati fuori a Palazzo Chigi, hanno fatto sapere che non c’è stata nessuna possibilità di dialogo. Come dichiarato da Stefano Pattuanelli:

“La Whirlpool continua a proporre una cessione di ramo di azienda verso l’ignoto. Loro agiscono unilateralmente, lo faremo anche noi. Se il problema è il prodotto che ha delle difficoltà di mercato, il governo ha proposto di cambiare tipo di prodotto e fascia di gamma. Noi faremo il possibile per salvare l’azienda. C’è un accordo firmato nel 2018 e deve essere assolutamente rispettato e portato avanti nella sua interezza”.

PROTESTA DEI LAVORATORI – Nei primi giorni di ottobre i lavoratori di tutta Italia avevano mostrato solidarietà ai colleghi napoletani con diversi scioperi, proclamando la chiusura degli stabilimenti. Ora la Fim Cisl ha proclamato uno sciopero a oltranza nel sito di Napoli. Per Giovanni Sgambati, segretario generale Uil Campania, l’azienda ha un comportamento irresponsabile. E i lavoratori hanno reagito scendendo in strada e occupando l’autostrada Napoli-Pompei-Salerno. Per ore la circolazione è rimasta bloccata e si sono verificati momenti di tensione, poi risolti, con un autista di un camion. I lavoratori hanno poi deciso di ritornare nello stabilimento di Via Argine.

REPLICA WHIRLPOOL – L’azienda ha replicato con una nota, sottolineando come il Governo non voglia discutere di un progetto di riconversione del sito.

“Tale progetto, come più volte sottolineato, rappresenterebbe l’unica soluzione in grado di garantire la salvaguardia occupazionale e la sostenibilità nel lungo periodo dello stabilimento di Napoli. Vista l’impossibilità di una discussione sul merito del progetto di riconversione e i mesi di incontri che non hanno portato ad alcun progresso nella negoziazione, l’azienda, come comunicato durante la riunione a Palazzo Chigi, si trova costretta a procedere alla cessazione dell’attività produttiva, con decorrenza 1 novembre 2019. “Nonostante ingenti investimenti realizzati negli ultimi anni, lo stabilimento di Napoli non è più sostenibile per via di una crisi strutturale. Il sito opera infatti al di sotto del 30% della capacità di produzione installata a causa del drastico declino della domanda di lavatrici di alta gamma a livello internazionale e di congiunture macroeconomiche sfavorevoli, condizioni non previste né in alcun modo prevedibili al momento della sottoscrizione del Piano Industriale del 25 ottobre 2018. La disponibilità confermata oggi dal Governo e quella inclusa nel decreto per la risoluzione delle crisi aziendali sono misure non risolutive e che non possono incidere né sulla profittabilità del sito di Napoli nel lungo periodo, né sulla competitività di Whirlpool nella regione EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa)”.