Antonio è morto prima di avere giustizia: un’operazione lo aveva reso invalido
Gen 10, 2020 - Federica Ummarino
Foto di repertorio
Per un presunto caso di malasanità, per il quale ancora si sta svolgendo un processo, a pagare con la propria pelle è stato Antonio Ambrosio, ex direttore di banca napoletano.
L’uomo era stato vittima di un’operazione sbagliata che lo aveva reso invalido civile al 100%, come riferiscono l’avvocato, la moglie e il figlio. Proprio in seguito a questo, iniziò la sua battaglia per avere giustizia, ma dopo tanti anni a perdere è stato lui senza riuscire ad ottenerla.
Facciamo un passo indietro. Era il 31 luglio 2015 quando venne ricoverato all’ospedale Cardarelli di Napoli per sottoporsi ad un intervento a causa di adenocarcinoma al colon. Durante l’operazione, qualcosa evidentemente non andò per il verso giusto, infatti gli vennero lesionati l’uretere sinistro e il peritoneo.
Così il suo avvocato, Angelo Pisani, all’Ansa: “Durante l’intervento in laparoscopia, gli venne lesionato l’uretere sinistro e il peritoneo. Dopo 48 ore Ambrosio è di nuovo in chirurgia d’urgenza, per un’altra operazione. Rimane ricoverato per 48 giorni. Ne seguono altri tre, di ricoveri, di 45, 45 e 57 giorni e tanti altre corse al pronto soccorso per le continue emergenze”.
Al tipo di tumore già esistente, prosegue l’avvocato, si aggiungono altri problemi, quali insufficienza renale cronica, conseguenze devastanti derivanti da una setticemia, ricanalizzazione ureterale mediante intervento chirurgico complesso. “Il decesso è sopraggiunto dopo le lesioni subite e dopo tante sofferenze causate dalle terapie e dagli interventi necessari alla sopravvivenza. Nessun risarcimento restituirà mai un padre al figlio e il marito alla moglie“ riferisce indignato il suo legale.
A quest’ultimo, Antonio, poco prima di morire, consegnò una lettera, nella quale esprimeva il suo dolore e la sua rabbia. Leggiamo un estratto: “Anche a me è toccato affrontare il cancro ma, purtroppo, sul mio campo di battaglia non ho trovato angeli ma solo persone senza coscienza che, dopo avermi arrecato danni e nuove patologie, di cui non avevo mai sofferto, senza alcuna umanità e consapevolezza mi hanno lasciato solo, alla ricerca di una soluzione che ponesse fine ai miei ormai 18 mesi di sofferenza”.
Nel porgere le nostre condoglianze alla famiglia, ci auguriamo che simili tragedie non si ripetano più, confidando nella bravura e nella professionalità dei tanti medici presenti sul nostro territorio.