Intervista a Maurizio Capone: il cantante che utilizza strumenti riciclati è atteso a Montecitorio
Feb 03, 2020 - Stefano Colasurdo
Maurizio Capone è uno dei cantanti più conosciuti sul panorama musicale campano. Deve molto alla sua idea di utilizzare strumenti musicali a percussione creati con materiale riciclato. Il cantante ha fondato il gruppo dei BungtBangt ed è sempre molto attivo nel sociale, come ci spiega nell’intervista.
Quanto è importante la musica per uscire dal tunnel?
“Dopo anni di laboratori e soprattutto di ore passate tra ragazzi e persone delle aree più abbandonate dalla società, posso dire di aver capito che la musica e soprattutto le percussioni fatte con materiali riciclati. Mettono le persone in contatto con se stessi e con il mondo che li circonda creando un ponte tra corpo e mente. Per imparare a suonare c’è bisogno di sperimentarsi partendo dalla cosa più semplice e naturale: il contatto con il proprio corpo. La percussione ha un vantaggio, è molto istintiva e tutti possono fare un ritmo semplice.
“Questo crea stimoli perché si ottengono velocemente i primi risultati e quindi si è incoraggiati a continuare. In un mondo dove la concentrazione è ormai ridotta a pochi minuti, i ragazzi hanno grandi difficoltà a mantenere alta l’attenzione. Il fatto che suonare tamburi abbia un indiscutibile dinamismo corporeo aiuta a restare agganciati all’attività. Gli elementi che per me sono indispensabili per partecipare alla vita sociale in modo degno sono due: la consapevolezza e l’autodisciplina.
“Entrambi ci permettono di conoscerci e di farci progredire. Allo stesso tempo ci rendono capaci di guardare gli altri in modo sano ed equilibrato contribuendo allo sviluppo dell’empatia. Empatia che è un elemento indispensabile per evitare aggressività e violenza verso gli altri. La musica è uno dei migliori modi per stare insieme, si gioca, ci si esprime e si generano emozioni positive.”
Qual è il tuo rapporto con i ragazzi del carcere e delle scuole difficili?
“Sono abituato ad avere rapporti con tutte le tipologie umane mettendo sempre al primo posto il contatto umano che è un linguaggio universale. Quando vado in luoghi difficili come le carceri non cambio il mio modo d’essere e soprattutto non etichetto le persone che ho di fronte. Cosa alla quale è poco abituato chi proviene dalle cosiddette zone a rischio.
“Il fatto di comportarmi in modo naturale crea da subito curiosità ed attenzione. Sono veramente e sinceramente interessato a conoscere il mondo che c’è dietro le persone. Perciò si instaura un rapporto intimo che da molto valore a quello che si fa insieme.
“Non sono il tipo che alza la voce o che esercita il suo potere. Non credo nei rapporti costruiti sul rispetto generato dal timore o dall’autorità. Anche perché è proprio quello che odio e combatto nella società, l’abuso di potere, la camorra. Mi piace conquistare le persone con le mie qualità artistiche e mentali, so di avere queste qualità e non ho bisogno di altro.”
Ci parli del progetto “Gli ultimi saranno”
“Gli Ultimi Saranno è un progetto ideato da Raffaele Bruno, regista ed attore, che coinvolge diversi artisti, tutti con progetti personali. Massimo Blindur De Vita, Enzo Luk Colursi e Federica Palo. Abbiamo deciso di creare questo collettivo con l’intento di dimostrare che le attività artistiche svolte all’interno dei carceri possono aprire delle porte ai detenuti. Porte che si aprono principalmente grazie al fatto che l’arte apre la mente ed avvicina al bello.
“Raffaele ci disse che da una ricerca si è scoperto che il 90% dei detenuti che fanno attività artistiche durante la detenzione non ritorna in carcere una volta uscito. Invece di quelli che non le praticano a rientrare è ben l’80%, una differenza abissale! Così siamo partiti in questa avventura che ci ha portati in quasi trenta carceri. Il nostro più che uno spettacolo è un happening nel quale i detenuti non sono solo spettatori ma parte attiva, infatti prima del concerto veniamo in contatto con chi di loro fa teatro o musica ed inseriamo le loro performance nella nostra scaletta sonorizzandole ed aiutandole il più possibile. Quindi il risultato è che siamo tutti insieme.
“E’ sicuramente un modo innovativo di portare uno spettacolo nel carcere che permette ai detenuti di sentirsi parte attiva ed a noi di ricevere emozioni e relazioni profonde che ci portiamo dentro e che stanno arricchendo in modo unico i nostri percorsi artistici ed umani.”
Cosa ti aspetti dall’appuntamento a Montecitorio
“Il nostro progetto non è solo rivolto ai detenuti, anzi è pensato come ponte con le istituzioni perché si sensibilizzino e siano sempre più consapevoli che l’obiettivo della pena deve essere la rieducazione e non la punizione.
“Ci sono tanti detenuti che se avessero avuto altre occasioni nella vita avrebbero capito come evitare la delinquenza. Le carceri esistono perché la società ha dei problemi e non viceversa. Dobbiamo tutti guardarci sotto il profilo umano a prescindere dalle proprie posizioni sociali. Per il direttore, per le guardie, vedere che il detenuto può generare belle emozioni è importante. Come è importante anche farlo in senso inverso, cioè rendere umane le vittime agli occhi dei criminali.
“Perciò andare a Montecitorio è un atto fondamentale, ci saranno con noi anche dei detenuti che provengono da alcuni carceri dove siamo stati. Sarà importante creare emozioni per i parlamentari che molte volte sono estremamente distanti dalla realtà. C’è bisogno di avvicinarci tutti, di toccarci sul piano emotivo che è l’unico che ci rende uguali. Mi dicono che in tutta la storia della repubblica questa è la seconda volta che il parlamento si apre ad un concerto. Allora dal clima che traspare forse mi viene di pensare che anche li c’è bisogno di rieducare alla bellezza ed all’armonia.”
Spesso usi strumenti costruiti con materiale riciclato, quanto è importante fare attenzione al pianeta?
“Beh ormai sono vent’anni, da quando ho fondato Capone & BungtBangt, che uso esclusivamente strumenti fatti con materiali riciclati, è un’idea che ho avuto da bambino, il mio primo strumento lo costruii a dodici anni con due barattoli della marmellata. Il tema dell’ambiente e sopratutto l’amore per la Natura li porto con me da sempre quindi è stato abbastanza lineare il passaggio, nel 1995 il mio secondo album si chiamava “La Foresta” ed in copertina c’era una mia foto tra i piloni della tangenziale, una provocazione evidente. Ho sempre sostenuto le lotte ambientaliste, sono Campione di Economia Circolare secondo
Legambiente ed ultimamente abbiamo anche scritto Le Mani Nel Sole, è il nostro nuovo singolo scritto per i Fridays For Future con i quali abbiamo girato il video durante la manifestazione del Global Strike del 29 novembre.
“Quello di cui non ci si rende conto è che salvaguardare il pianeta dovrebbe essere un atto super egoistico, preservare la nostra specie che con arroganza e tanta stupidità pensa di essere indistruttibile.
“L’antropocentrismo è un difetto che deriva da millenni di ignoranza ed anche le religioni hanno creato degli enormi danni deprivando animali, piante e tutto ciò che non è umano del loro valore vitale. Siamo figli di un ego che ci rende dannosi a questo splendido organismo che si chiama Terra. C’è stato bisogno di una giovanissima sedicenne, Greta Thumberg, per dare una scossa alle coscienze che pigramente galleggiano in un mare di plastica. Io nel mio piccolo cerco di scuotere con poche parole e tanta musica dimostrando che ognuno nel suo piccolo può contribuire e partecipare al miglioramento della situazione attuale.
Hai vinto il premio Musica e Cultura Peppino Impastato, una grande onorificenza che ti avrà riempito d’orgoglio.
“La lotta alla mafia, alla camorra è stato uno dei miei impegni da artista nata praticamente da subito. Nel 1985 con la mia prima band, i 666, scrivemmo una canzone per Giancarlo Siani, fu la prima canzone anticamorra mai scritta da artisti napoletani. Da allora capii da che parte stavo, da un anno mi hanno fatto socio onorario di Musica Contro le mafie di Libera di Don Ciotti. In questo contesto il premio Peppino
Impastato diventa un riconoscimento immenso! Peppino è un esempio di lotta politica e sociale, un esempio per tutti che continua a vivere ed a mantenere viva l’attenzione su un problema endemico della nostra terra. Mi è stato dato insieme a Mimmo Lucano, altro eroe del nostro tempo per aver avuto il coraggio di creare integrazione ed accoglienza in un momento nel quale sembra che tra gli esseri umani ci siano quelli di serie A e di serie B.
“Sono stato ospitato a Cinisi a casa di Peppino, ho visto la sua camera che non era affatto diversa dalla mia, ho visitato il luogo del delitto. Ho suonato e cantato davanti ad un sacco di persone di tutta Italia, ma Cinisi era assente, le finestre ed i balconi del viale principale dove era montato il palco erano tutte chiuse, nessuno, tranne gli amici di Peppino, partecipa alle attività ed ai concerti. E’ veramente una dimensione surreale che ci fa capire quanto ci sia ancora da fare.”
Prossimo concerto a Napoli?
“Per il momento stiamo organizzando il tour dedicato ai Fridays For Future per mantenere viva l’attenzione sul tema e stiamo creando il calendari, seguiteci sui nostri social vi daremo le informazioni appena sapremo le date esatte.”
Ti va di salutare i nostri amici lettori?
“Certo! Un abbraccio a tutti i lettori di Vesuvio Live e spero di vedervi presto ad un concerto!”