Ci lascia francamente sbigottiti quanto ha affermato Myrta Merlino nella puntata di questa mattina de L’Aria che Tira, in onda su La7. Mentre si parlava della gestione dell’emergenza coronavirus, ed in particolare degli errori commessi che hanno permesso la diffusione dell’epidemia negli ospedali della Lombardia. La giornalista ha detto:
“A Napoli, per me è incredibile. Perché ci aspettavamo mai che l’eccellenza arrivasse da Napoli? La storia del Cotugno napoletano ci ha tutti sorpresi, perché al Cotugno cosa hanno fatto, hanno creato una situazione quasi da astronave rispetto all’elemento Covid” (vedere dal minuto 46′ 50”).
Myrta Merlino non ha fatto altro che rispolverare un luogo comune che, tra l’altro, proprio perché è tale, è stato smentito dai fatti. Se Napoli fosse davvero soltanto quella che fa intendere la giornalista, eccellenze come il Cotugno, che non registra neanche un medico infetto da Covid-19, o come il team del Pascale autore del protocollo di cura con il Tocilizumab, non esisterebbero affatto.
A risultati del genere non si arriva grazie alla fortuna o per opera dello Spirito Santo, ma perché ci sono una serie di presupposti composti da duro lavoro, competenza, professionalità, rigore. Fattori che sono mancati invece altrove, nonostante le risorse economiche e infrastrutturali di gran lunga più ingenti, risorse che la Campania ed il Sud non vedono neanche con il binocolo. Se a Napoli si è riusciti a fare tutto ciò, immaginate di cosa sarebbe capace se si disponesse degli stessi soldi di Milano.
L’affermazione della Merlino, inoltre, appare particolarmente assurda perché la giornalista è napoletana e si è formata in un quotidiano del territorio, Il Mattino. Visti tali elementi, e considerata la sua professione, che è quella di cercare la verità ed esporla al pubblico, ci saremmo aspettati parole ben diverse dato che nel corso degli anni gli ospedali napoletani ed i loro medici hanno ottenuto diversi ed importanti riconoscimenti. Ci si aspetterebbe insomma una maggiore attenzione verso ciò che accade nel territorio dove si è nati e cresciuti, poiché fin quando è una Barbara Palombelli a fare uno scivolone possiamo anche tentare di capire, ma una napoletana che parla di Napoli, in verità, potrebbe fare di più sopratutto perché le qualità le possiede tutte.
È ora di finirla, dunque, con lo stereotipo dei napoletani lassisti. Non c’è modo migliore di spiegarlo, a Myrta Merlino così come a tutti coloro che la pensano come lei, che con le parole del maestro Riccardo Muti:
“Io sono uno tosto. Ma non sono tosto perché ho studiato a Berlino, a Vienna o a Londra, ma perché ho studiato a Napoli. Voglio dire che c’è una napoletana che potremmo definire teutonica, che nasce poi – non dimentichiamo – da Federico II di Svevia, i Normanni, ecc. E quindi passo la vita, oggi che sono nell’autunno della mia vita, a cercare di convincere girando il mondo che essere napoletani non significa essere identificati con certi elementi che finiscono di essere la parodia del folklore napoletano, ma noi siamo gente molto disciplinata e molto tenace. E poi, quando non siamo disciplinati diventiamo anche simpatici, ma questo non deve essere preso superficialmente”.